Segnalibro – Da Einstein a Dylan,
il destino nei nomi
Una lunga serie di “omaggi” (oltre 30) a grandi personaggi della scienza e della letteratura, della musica e dell’arte, in prevalenza vissuti nel Novecento. Autore dell’itinerario l’artista Piero Nissim, che firma Il sasso di Einstein di recente pubblicazione con Pontecorboli Editore.
Versi ispirati dal significato dei nomi presi in esame. Quasi a cercare in questi, spiega Nissim, “una essenza, un percorso di vita, a volte un presagio, un destino.
Così Einstein, che dà il nome alla silloge, diventa “un sasso”, il fisico Mandelbrot “pan di mandorle”, Isaac B. Singer “il cantore” del mondo yiddish e così via. Molti dei “grandi” presi in esame sono ebrei come l’autore: oltre ai già citati, troviamo Freud, Zamenhof, Amos Oz e anche Bob Dylan, il cui vero nome fa Zimmerman, dal tedesco il carpentiere (Bob carpentiere Zimmerman/più noto come Dylan, se Dio vuole/ha costruito case di canzoni/ con la “calce” di musica e parole….).
Molti sono i nomi tedeschi data la familiarità dell’autore con la lingua ma non mancano altre “residenze”, da Oscar Wilde (selvaggio) a Nazim Hikmet (in turco: saggio) a Maskim Go’rkij (che ebbe una vita amara).
Il libro si arricchisce dell’introduzione del poeta Vito Taverna e di una nota finale del filosofo Alfonso Maurizio Iacono.
Il primo ripercorre storie di nomi già a partire dall’antichità con chiari riferimenti biblici. “Chiusi come siamo nei confini della nostra lingua – spiega – poco ne sappiamo dei cognomi delle altre civiltà, eppure persino dalla Bibbia ci sono arrivati segnali che nel tempo hanno perso la loro forza evocativa che avevano nella lingua ebraica. C’è da perdersi: basti il soprannome di Giacobbe che gli fu dato da Elohim in persona: Yisrael e che vuol dire ‘perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto’ e da cui prese il nome la nazione delle dodici tribù: Israele. E addirittura Adamo, il progenitore, il cui nome vuol dire ‘Argilla’ con la quale fu creato”.
Iacono, già Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa, ci invita ad una riflessione più speculativa sulla ricerca di Nissim. “Il potere dei nomi è grande e, nello stesso tempo, strano. William James osservava che la parola cane non morde. Lo diceva per sottolineare che vi è una differenza cognitiva tra la rappresentazione e la cosa rappresentata. Come la mappa non e il territorio, cosi il nome non è una cosa, ma la designa e vi si riferisce. Ma siamo sicuri che il nome è solo al servizio della cosa? Michel Foucault ne fece un problema che fu il problema della rappresentazione nell’epoca moderna e scrisse il famoso libro Le parole e le cose. Ma un nome è qualcosa di più di una parola. Dare un nome alle cose significa individuarle e di conseguenza metterle in ordine. Non vi sarebbe sapere scientifico se non vi fosse questo presupposto. Che dico! Non vi sarebbe sapere. Non vi sarebbe vita umana. Ma la parola in latino omen, al plurale omina, vuol dire anche presagio, sguardo verso i segni che annunciano il futuro.”
L’autore, con un tocco di ironia, conclude il libro con questi versi “Sembra un miracolo/che dalla mia penna/siano sortite così tante storie…”. Dov’è l’ironia, direte voi… Beh, in ebraico Nissim vuol dire Miracoli!
In appendice anche brevi schede biografiche di ogni “nome”: tutti conoscono Einstein ma non è detto che tutti sappiano chi è Espedita Fisher (la pescatrice…) o Marius Schneider (il sarto che cuciva la tela infinita della sua critica musicale).
(15 luglio 2021)