Educazione civica
Più volte nell’ultimo anno ho avuto occasione di esprimere preoccupazione per le direttive ministeriali relative all’educazione civica, che mi sembravano troppo generiche e astratte, fatte apposta per compiacere tutti e quindi prive di riferimenti specifici a temi considerati “divisivi” come la lotta al razzismo, all’antisemitismo, all’omofobia, ecc. Sempre di più mi rendo conto, però, che queste direttive che a me sembrano così astratte per alcuni invece non lo sono abbastanza, come se parlare di Costituzione, sviluppo sostenibile o parità di genere fosse superfluo o dannoso. Molte volte, in questo primo anno dall’introduzione della nuova disciplina, mi è capitato di sentir dire che l’educazione civica non può ridursi a un’arida enunciazione di contenuti ma che bisogna educare gli allievi a diventare cittadini responsabili. Se così fosse non capisco in che cosa l’educazione civica sarebbe diversa dalla condotta, ma soprattutto mi sconcerta questo improvviso disprezzo dei contenuti in una scuola che per il resto è fatta di contenuti.
Quale percorso logico porta le persone a ritenere che sia sacrosanto studiare per sette o otto ore alla settimana verbi greci e latini – e magari anche una vagonata di regole grammaticali non indispensabili per tradurre un testo d’autore – e che invece sia una perdita di tempo imparare per un’ora alla settimana cosa c’è scritto nella nostra Costituzione, quali sono i diritti e i doveri dei cittadini, per che cosa si vota quando si va a votare, come nasce una legge e cosa si può fare per abrogarla? Onestamente non riesco a spiegarmelo. Si potrebbe ipotizzare che chi critica i contenuti non abbia in mente gli argomenti che ho appena elencato ma altri più aridi e astratti. Non è così. Un esempio particolarmente sconcertante è l’articolo di Ernesto Galli Della Loggia pubblicato sul Corriere della sera di ieri, in cui l’educazione civica è definita con disprezzo “una nuova pseudomateria” perché “è vano immaginare che conoscere i diritti del cittadino, essere ammaestrati al rispetto della legge o circa le competenze delle regioni possa davvero educare”. Dunque non c’era un equivoco di fondo: sono proprio “i diritti del cittadino” e “il rispetto della legge” a dargli fastidio. Personalmente sarei molto curiosa di capire in che cosa conoscere l’ablativo assoluto sarebbe più educativo che conoscere i diritti (e i doveri) dei cittadini, ma la mia curiosità è del tutto oziosa perché nessuno si è mai sognato di proibire che si parli dell’ablativo assoluto: la legge introduce una nuova disciplina (per un’ora alla settimana), non abolisce le altre; e dunque non capisco che senso abbia affermare – come fa Galli Della Loggia – “È Leopardi, sono la storia e la matematica che insegnano a essere cittadini di una patria libera, non l’educazione civica”, quasi ci fosse una contraddizione tra le prime cose elencate e la seconda. Personalmente non vedo alcune contraddizione: Leopardi non è forse il poeta che invita tutti gli uomini a unirsi in social catena? La storia non è quella che racconta cosa accade quando i diritti dei cittadini vengono calpestati? La matematica non è quella che permette di studiare i fenomeni nelle loro esatte dimensioni e proporzioni al di là degli slogan?
Alla fine Galli Della Loggia se la prende, tra le altre cose, con l”educazione digitale”. E anche le linee guida ministeriali presentano tra gli obiettivi da raggiungere nell’educazione civica “Esercitare i principi della cittadinanza digitale, con competenza e coerenza rispetto al sistema integrato di valori che regolano la vita democratica”. Dunque – e forse è questa la novità più interessante – la scuola si assume la responsabilità di educare i ragazzi a fare attenzione a ciò che leggono e a ciò che scrivono, anche per contrastare le fake news e i discorsi d’odio; i ragazzi dovrebbero prendere l’abitudine di verificare sempre, quando possibile, informazioni, notizie, dati, numeri, statistiche, ecc. Un’abitudine che a quanto pare dalle nostre parti è ancora rara se uno dei principali quotidiani italiani può pubblicare – addirittura con inizio in prima pagina – un articolo che stronca l’insegnamento dell’educazione civica senza fornire uno straccio di informazione concreta (cosa dice esattamente la legge, cosa c’è scritto nelle linee guida, cosa è stato fatto quest’anno nelle scuole) e, anzi, contenente molte frasi astratte, ambigue e tendenziose. Forse è proprio questo che dà fastidio? Che i ragazzi siano educati a non prendere per oro colato tutto quello che leggono?
Anna Segre
(16 luglio 2021)