“L’anticorpo all’odio siamo noi”

La grande forza della scrittura di Edith Bruck è quella di parlare al lettore in modo diretto, senza bisogno di intermediari. Un linguaggio comprensibile, che arriva subito al cuore. È così anche con le nuove generazioni, con le quali ha stabilito un rapporto speciale caratterizzato da numerosi incontri, dialoghi, testimonianze. “Da anni intervengo nelle scuole e so che i ragazzi hanno sete di conoscenze. Se penso a loro – il suo pensiero – mi dico che non sono sopravvissuta inutilmente”.
Una conferma recente: l’assegnazione del Premio Strega Giovani al suo libro di memorie, Il pane perduto. Un bel libro su una storia atroce: una contraddizione che – a detta di Furio Colombo, che ha scelto di candidarlo al prestigioso concorso letterario – “lo fa ancora più grande”.
La Fondazione Museo della Shoah di Roma ha voluto festeggiarla con una serata dedicata a quest’opera, presso il cortile di Palazzo Mattei di Giove. La testimonianza definitiva “di chi ha vissuto in prima persona gli orrori del nazismo e della Shoah”. E al tempo stesso “una dichiarazione d’amore alla vita”. Preceduta dai saluti della storica Isabella Insolvibile e del presidente della Fondazione Mario Venezia, la serata è stata animata dalle domande del giornalista Maurizio Molinari. Sul libro, sul percorso della sua vita, ma anche sul suo appassionato impegno civico.
“Vivo diversamente da tutte le altre persone, la mia esperienza mi condiziona. Un giorno ho visto una manifestazione in cui sventolavano bandiere con la croce uncinata. La notte ho avuto un incubo: ho sognato che quella croce mi soffocava”, ha raccontato la scrittrice nata in Ungheria ma romana d’adozione. “Non riesco a tollerare tutte queste iniziative. È inconcepibile che si vada ancora a Predappio. Inconcepibile e incostituzionale. Perché – si è chiesta – non si ferma questo scempio?”. Quale anticorpo all’odio?, le viene chiesto. “L’anticorpo – risponde Bruck – siamo noi che dobbiamo reagire”.
(16 luglio 2021)