Temi e dibattiti
In Centro Europa l’alluvione della scorsa settimana ha provocato oltre duecento vittime e vi sono ancora dei dispersi. V’è stata poi qualche giorno fa una forte alluvione nel Gargano e contemporaneamente nella provincia dell’Henan in Cina con altre decine di vittime. A fine giugno un’ondata di calore ha travolto il Canada e gli Stati Uniti con conseguenti incendi, mietendo ancora vite. Non è appurabile con estrema certezza che questi eventi meteorologici siano correlati al riscaldamento globale, ma è certamente probabile che siano stati aggravati da questo secondo la maggior parte degli esperti in materia.
Eppure anche gli eventi climatici più estremi sono ormai parte di quella “normalità” di cui tanto si parla da mesi. È normale che campi e strade si trasformino in torrenti che spazzano via tutto ciò che trovano, normale che abitazioni vengano distrutte o sepolte dal fango, normale che le autorità civili richiedano l’evacuazione di interi paesi e quartieri. O almeno pareva “normale” quando accadeva in qualche luogo sconosciuto del sud del mondo, fa forse un diverso effetto quando accade negli angoli più ricchi del pianeta. Ma diversamente da altri luoghi, in un paese europeo verrà fatta la solita conta dei danni e tra qualche mese tornerà tutto come prima, come se niente fosse accaduto, per modo di dire s’intende, visto che molti hanno perso un amico o un familiare. Del resto incendi o alluvioni sono eventi sempre esistiti come può accorgersi un comune cittadino se sono peggiori rispetto a prima? Nel momento in cui non si verificano ce ne dimentichiamo ed è come se non esistessero.
Il tema dei cambiamenti climatici è anche socialmente e politicamente più complesso del dibattito attuale sul Covid-19 e sui vaccini. La pandemia purtroppo è ancora onnipresente nelle nostre esistenze, anche coloro che non sono stati colpiti direttamente dal virus ne subiscono comunque gli effetti quotidianamente, siamo tutti ben cosci di questa. Gli scettici o i negazionisti esistono, ma l’unica reale cesura è tra i No Vax, con poche sfumature interne, e coloro che non lo sono.
Sul riscaldamento globale invece i “negazionisti” duri e puri sono forse meno visibili. Gran parte della destra però pensa – più che sostenere a gran voce – che il cambiamento climatico sia una fesseria “liberal”, e che se vogliamo dirla tutta i paesi che emettono più inquinanti sarebbero le economie emergenti come Cina, Russia, India. Quindi noi occidentali possiamo tranquillamente continuare ad inquinare come se non ci fosse un domani, “il progresso non si può fermare se non vogliamo restare indietro”. Alcuni a sinistra ritengono poi che la responsabilità sia esclusivamente degli stati e delle grandi aziende, e che non bisogna far ricadere troppo sul cittadino questo peso gravoso, la rivoluzione è dunque l’unica strada. Vi sono poi i catastrofisti di vari livelli, per i quali la costante è che tutto sia perduto e il tempo a disposizione esaurito, quindi secondo questa logica sarebbe anche possibile sostenere all’opposto che non serva granché cercare vie economicamente sostenibili. Non resta che attendere impassibili la catastrofe e cominciare ad apprendere modi per sopravvivere in un mondo post-apocalittico. Non manca poi chi vede tutto come una cospirazione, ma quelli non mancano mai.
Senza dubbio il vigente sistema economico affermatosi con la rivoluzione industriale non è stato concepito sin dall’inizio per essere “sostenibile”, ma noi come esseri umani non siamo stati altresì “concepiti” sin dagli albori per vivere in un luogo differente dalla terra. Per l’uomo contemporaneo la casa sono le quattro mura in cui abita e poco più, per gli antichi la casa era inevitabilmente lo spazio sconfinato circostante, precario e poco controllabile. La casa, bayit, è in realtà aperta come la lettera beth, ciò che accade fuori si riversa sempre al suo interno, proprio come il fango durante le alluvioni.
Non cadiamo mai nell’errore di trovarci in qualche luogo davvero al sicuro rispetto altrove.
Francesco Moises Bassano
(23 luglio 2021)