I no vax e la deriva antisemita

Il dibattito sul Green pass sta suscitando nel mondo politico e culturale reazioni abnormi che richiedono una risposta argomentata. Paragonare le eventuali restrizioni nei confronti dei non vaccinati contro il Covid alle persecuzioni razziali e alla Shoah, infatti, va ben oltre una terribile e inaccettabile banalizzazione. Allora non si poteva decidere se essere cittadini di serie A o B: si era ebrei e basta. Sotto i nazisti neanche l’abiura poteva cambiare le cose. Insomma, essere perseguitati per ciò che si è assume un tono ben differente dall’essere perseguiti per ciò che semplicemente si fa, o meglio si può scegliere di fare o non fare.
Ma la deriva antisemita è solo uno degli aspetti impliciti in quel modo distorto di ragionare. In linea di principio la tutela della sanità pubblica è uno dei compiti istituzionali dello Stato. Se il governo ritiene che nell’interesse dei cittadini sia indispensabile imporre delle restrizioni temporanee alla libertà personale per garantirne la salute esso ha non solo il diritto, ma anche il dovere di farlo senza essere giudicato alla stregua di una dittatura. Si può naturalmente dibattere se nelle condizioni attuali gli strumenti che abbiamo per gestire la pandemia e le conoscenze scientifiche che possediamo sulla loro efficacia giustifichino simili provvedimenti: su questo mi manca la competenza necessaria per esprimermi e lascio il parere agli esperti. In ogni caso si discuterebbe solo sul come e non sul se: tutto un altro piano.
C’è però un punto sul quale convengo con gli avversari del Green pass. Se è possibile una soluzione alternativa, per quanto difficile e complessa, si ha il dovere di preferirla alle limitazioni e considerare queste ultime solo come una extrema ratio. Se per esempio il problema dei trasporti si può affrontare potenziando le linee e mettendo a disposizione della collettività un numero maggiore di mezzi che consentirebbe un alleggerimento delle presenze a bordo, c’è l’obbligo morale di ricercare questo tipo di provvedimento, piuttosto che lasciare il servizio com’è e accontentarsi di proibire l’accesso ai (pochi) autobus in circolazione ai non vaccinati, dicendo: tanto quest’anno abbiamo il Green pass! La novità del certificato vaccinale non può costituire un alibi all’incompetenza.


Rav Alberto Moshe Somekh

(25 luglio 2021)