Ticketless – Enciclopedie

Sono stato invitato a un seminario di letterature comparate su un tema che a me pare molto interessante: le voci dedicate agli ebrei, all’antisemitismo, al sionismo presenti nelle Enciclopedie e nei Dizionari europei del ‘900. Mi è stata chiesta una breve comunicazione da confrontarsi con le analoghe esperienze editoriali francesi, inglesi e tedesche. Mi ha colpito l’assenza di studi specifici su un genere di scritture che consente di avvicinarsi alla storia ebraica del XX secolo muniti di una lente di ingrandimento inconsueta. Da noi l’occhio cade (quasi) sempre sulle Enciclopedie del ventennio fascista, della Treccani di Gentile per intenderci, ma il panorama è vasto. Se non fosse che ricerche empiriche di questo genere vanno assai poco di moda nelle università di oggi, questo sarebbe un argomento da affidare a un bravo dottorando, che avesse voglia di sudare sulle pagine dei dizionari ottocenteschi nelle varie edizioni, enciclopedie e vocabolari: il Dizionario Enciclopedico Utet, Panzini funambolo, il “Chi è” di Formiggini (padre fra l’altro della Enciclopedia italiana), l’Enciclopedia Motta, le innumerevoli enciclopedie per ragazzi. Mi sono divertito a fare un breve viaggio a ritroso, ma ci vorrebbe ben altra fatica.
Punto di partenza la voce Ebrei del Dizionario dei luoghi comuni di Flaubert, con quel deflagrante lemma (“E’ ebraico tutto ciò che è oscuro”). Sulla Nuova Enciclopedia di Alberto Savinio (Adelphi), piena di riferimenti ad autori e temi ebraici, ma privo di una specifica voce, mi sono soffermato su questo portale in un podcast di qualche settimana fa leggendone qualche passaggio.
Oggi dalla mia breve comunicazione al seminario di comparatistica estraggo la voce inserita in N. Tommaseo, B. Bellini, Nuovo Dizionario della Lingua Italiana (1869), che non avevo mai letto e mi ha lasciato senza fiato per la sua avvenente modernità, che si spiega soltanto con il fatto che Tommaseo era dalmata, fra le altre cose favorevolissimo alla emancipazione ebraica. In queste tre righe ha superato se stesso (e forse anche Flaubert). Mi piacerebbe che queste parole fossero affisse all’ingresso di una sala di Museo ebraico dedicata alle leggi di Mussolini, a titolo apotropaico e a perenne condanna dello sciocco mestiere dell’antisemitismo:

[Ebreo] Titolo di disprezzo che suona avarizia e usura, cancellato non tanto dalla civiltà e carità, quanto dai tristi esempi che danno i cristiani e dai buoni che offrono certi ebrei.

Alberto Cavaglion