Terza dose di vaccino, il mondo guarda a Israele
Israele è il primo Paese al mondo ad avviare, a partire da domenica, una campagna di vaccinazione con la terza dose. Lo ha annunciato il premier Naftali Bennett, ribadendo che “i vaccini sono sicuri. Proteggono da forme gravi di malattia e dalla morti”. “La terza dose del farmaco PfizerBioNTech verrà offerta ai cittadini sopra i 60 anni, nel tentativo di arginare la diffusione della variante Delta del virus che rispetto a quello originario di Wuhan – scrive il Sole 24 Ore – è il doppio più contagiosa e sta facendo crescere le infezioni anche tra i vaccinati, in particolare le persone più fragili”. Il primo a ricevere la terza dose – che sarà somministrata a chi ha ricevuto la seconda da almeno cinque mesi – sarà simbolicamente il presidente d’Israele Isaac Herzog. I sondaggi, scrive Repubblica, indicano che gli israeliani hanno fiducia nella scelta, con un 72% che ha risposto che si sottoporrà alla terza iniezione. A spingere a questa decisione, l’aumento dei contagi nel paese a causa della variante Delta. “Vediamo un aumento dei contagi nella quarta ondata, ma la curva dei malati gravi non cresce in maniera esponenziale, grazie ai vaccini”, sottolinea comunque a Repubblica Arnon Shahar, responsabile Covid per la cassa mutua Maccabi.
In Italia la discussione sull’opportunità della nuova inoculazione è sul tavolo del ministro della Salute, Roberto Speranza, che, scrive Avvenire, starebbe pensando ad un primo via libera per alcune categorie: le persone fragili, gli immunodepressi e gli operatori sanitari, che hanno iniziato a vaccinarsi dallo scorso 27 dicembre.
Fermare i no vax e le loro distorsioni. “La minimizzazione dei no vax e l’essere sulla difensiva rispetto alle loro pseudo argomentazioni ‘scientifiche’ o storiche, non aiuta a far crescere nel paese una diffusa, radicata cultura della consapevolezza. Quanto al tirare in ballo la Shoah, si tratta di un uso distorto della storia e di una immane tragedia. In un modo o nell’altro, l’Ebreo, soprattutto in momenti di crisi, viene sempre utilizzato dai negazionisti di ogni risma”. Lo afferma la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni in un’ampia intervista, pubblicata dal Riformista, in cui analizza il problema della minaccia no vax e del loro modo di distorcere la Shoah a proprio uso e consumo. “Quello che colpisce e allarma in questi movimenti non è solo l’ignoranza spacciata per verità. È l’arroganza. – sottolinea Di Segni – È la presunzione, totalmente arbitraria, di coloro che pensano di saperne di più di persone, medici, ricercatori, scienziati, che studiano e operano da una vita per contrastare le pandemie. In questa costruzione mentale, si abusa di stereotipi. E uno dei più utilizzati, per l’appunto, è l’ “Ebreo” in tutte le sue declinazioni pregiudizievoli. Quella che va condotta è innanzitutto una battaglia culturale. Non farlo, sarebbe un errore esiziale. Valgano per tutto, le parole della senatrice Segre: «È un tale tempo di ignoranza, di violenza, neanche più repressa, che è diventato maturo per queste distorsioni. È una scuola che è stata recepita in cui i bulli sono i più forti». Questa deriva va combattuta, contrastata, perché non finisca per diventare senso comune”.
La promessa di Zaki. “La mia situazione sta peggiorando di giorno in giorno” ma “continuerò a combattere finché non tornerò a studiare a Bologna”. Lo scrive Patrick Zaki in una lettera alla fidanzata pubblicata sulla pagina social «Patrick Libero» e consegnata alla famiglia durante una visita nel carcere egiziano dove lo studente è detenuto. Una lettera ripresa da diversi quotidiani oggi (Corriere e La Stampa) e descritta come una lettera dolorosa, ma di speranza. “Uno scritto che arriva a pochi giorni dal rilascio in Egitto di alcuni prigionieri politici, notizia che accende flebili speranze”, scrive il Corriere, ricordando però che “il regime di Al Sisi continua a reprimere e torturare”. Diversi parlamentari sono tornati a chiedere al governo, dopo il voto all’unanimità del parlamento di concedere a Zaki la cittadinanza italiana, di intervenire il più presto possibile.
Unesco e il cambio di rotta. Si è aperto nel cuore di una Roma, al Colosseo, il G20 della Cultura con l’intervento del Premier Mario Draghi. Tra i presenti, anche la direttrice dell’Unesco, Audrey Azoulay, il cui lavoro riceve oggi l’apprezzamento del Foglio. In particolare per aver contenuto le sbandate anti-israeliane di un’agenzia che troppo spesso ha agito in modo pretestuoso contro lo Stato ebraico. “La leadership dell’ex ministro della Cultura del governo di Manuel Valls, di origine marocchina, si è contraddistinta in questi anni per una sobrietà ideologica che è la cosa migliore che ci si possa aspettare dall’agenzia dell’Onu per la cultura e la scienza a lungo accusata di partigianeria”, scrive il Foglio, ricordando la inqualificabile risoluzione Unesco che “cinque anni fa ha cancellato tremila anni di storia ebraica di Gerusalemme”.
La Memoria di Londra. Dopo molte discussioni, una commissione governativa ha dato il via libera alla realizzazione del Memoriale della Shoah di Londra. “Siamo davanti a un momento significativo, un memoriale nazionale”, ha evidenziato il rabbino capo di Gran Bretagna, rav Ephraim Mirvis. La decisione, racconta Repubblica è stata “celebrata da tre sopravvissuti al genocidio nazista, Sir Ben Helfgott, Lily Ebert e Susan Pollack, che ieri si sono ritrovati nella location dove sorgerà. L’architetto è Sir David Adjaye e l’opera è una maxi struttura metallica bronzea, quasi tagliata a fette, con un nucleo interno composto da un piccolo museo. Costerà circa 120 milioni di euro, i lavori inizieranno a fine anno e saranno completati nel 2025, regalando così alla capitale britannica un memoriale simile a quello di Berlino”. Repubblica racconta però che ci sono diverse associazioni che chiedono che il Memoriale venga spostato altrove e promettono battaglie in tribunale.
Roberto Calasso (1941-2021). All’età di 80 anni è scomparso Roberto Calasso, proprietario e direttore di Adephi. Un grande intellettuale e protagonista del mercato librario cui ha contributo anche come autore di libri sempre stimolanti. Autorevole studioso e traduttore tra gli altri di Franz Kafka e Karl Kraus, Calasso ha firmato una delle opere più significative pubblicate di recente in Italia: Il libro di tutti i libri, interamente dedicata al testo biblico. I diversi quotidiani oggi ricordano la sua figura, in particolare il Corriere, che lo descrive come un “Lettore per vocazione” che “impose la sua visione libera”. “La sua opera unisce, in una sorta di attrazione reciproca, il catalogo editoriale e la labirintica produzione letteraria”.
Daniel Reichel