“Berlino-Tel Aviv insieme ai Giochi,
una ipotesi suggestiva”
Sottotraccia si continua a lavorare, anche nei giorni frenetici di Tokyo. L’ipotesi di una candidatura comune Berlino-Tel Aviv per ospitare i Giochi olimpici del 2036, nel centenario di quelli della propaganda nazista, è tutt’altro che una chimera. “Un segnale di rinnovata pace e riconciliazione” secondo i due proponenti, i dirigenti sportivi tedeschi Richard Meng e Frank Kowalski, usciti allo scoperto in aprile. La sfida è ardua, impegnativa. Ma il sasso è stato lanciato. E anche in Israele qualcuno ha già raccolto questa sollecitazione che mette in gioco aspetti e stimoli importanti.
Reazioni anche nell’Italia ebraica. “Sarebbe l’occasione per una rinascita della cultura ebraica a distanza di 80 anni dal momento più drammatico della sua esistenza in Europa: una collaborazione nuova, a cui guardare con favore” dice Claudia De Benedetti, ex Consigliera e attuale membro del Collegio dei probiviri UCEI, in una intervista con Riforma, il quotidiano online delle Chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi. Lo Stadio olimpico di Berlino, ricorda a Riforma, “quella stessa struttura che fu simbolo del nazismo, ha ospitato nel 2015 la 14a edizione dei Giochi europei del Maccabi con partecipazione di 2000 atleti provenienti da 36 paesi fra cui l’Italia: un intervento simbolico voluto dal comitato organizzatore e in particolare da alcuni nipoti di sopravvissuti alla Shoah”. Il significato di quell’evento, prosegue, “era di proporre un momento di vita ebraica nel luogo in cui, nel 1936, era stata negata la partecipazione degli ebrei”. Nella stessa direzione andavano l’edizione precedente (Vienna, 2011) e quella successiva (Budapest, 2019). Si dice a favore anche Heiner Bludau, pastore a Torino e decano della Chiesa evangelica luterana in Italia, che commenta: “Non so quanto sia realistica questa idea, ma il pensiero di una collaborazione tedesco-israeliana per un progetto del genere mi affascina molto”. Secondo Bludau una eventuale sinergia di questo genere “non dovrebbe porre al centro né la Germania né Israele, piuttosto lo sforzo di superare, collaborando insieme, un passato tragico e di giungere a una convivenza pacifica”.
(1 agosto 2021)