Emozioni olimpiche
Le imprese olimpiche di Jacobs e Tamberi mettono d’accordo tutti. Non c’è giornale oggi che non apra con i due ori conquistati a Tokyo dagli atleti azzurri. “La storia siamo noi” titola il Corriere, proponendo l’immagine del loro commovente abbraccio a fine gara. “Lampi d’oro” è la scelta di Repubblica. “Gli dei dell’Olimpo”, quella della Stampa.
È italiano l’uomo più veloce del mondo. Un simbolo che va oltre lo sport. “L’espressione ‘nero italiano’ – si legge sul Corriere – perderà presto significato, proprio come non avrebbe significato dire ‘bianco italiano’. E così importante il colore? Italiani: basta e avanza. Questo non significa che non esista il razzismo. Certo che esiste; per questo sono necessarie leggi severe per combatterlo”. Ma, si sottolinea ancora, “la vita supera qualsiasi norma, e la splendida, commovente immagine di Lamont Marcell Jacobs nello stadio olimpico di Tokyo con il tricolore è più importante e utile per l’integrazione della più giusta e doverosa delle leggi”.
Una giornata di gloria anche per Israele, protagonista con il ginnasta Artem Dolgopyat nel corpo libero. “Si tratta del secondo oro israeliano ai Giochi dopo quello conquistato da Gal Fridman ad Atene nel Mistral della vela. Israele vanta anche un argento e 9 bronzi. Finora – scrive la Gazzetta – un Paese principalmente di judoka e velisti”. Festa inoltre per i calciofili con la finale di supercoppa di Francia nell’inedita cornice dello stadio Bloomfield di Tel Aviv. Un’iniziativa nel segno di quella “diplomazia sportiva” che, ricorda la Gazzetta, è molto cara all’artefice della serata: il filantropo israelo-canadese Sylvan Adams.
Alta tensione tra Iran e Israele dopo l’attacco alla nave petroliera israeliana sulla cui genesi sembrano esserci assai poche incertezze (nonostante le smentite del regime di Teheran). Un banco di prova significativo per il neo premier Bennett, scrive Repubblica. “Quando ancora era ministro della Sicurezza, diceva che Israele deve ‘mirare alla testa e non ai tentacoli’: ergo puntare a Teheran per fare fuori Hamas e Hezbollah. È il messaggio – si legge – con cui si prepara a visitare gli Stati Uniti, nel primo incontro con il presidente Joe Biden”. La Stampa fa il titolo proprio sulla reazione Usa. “Siamo sicuri che l’Iran abbia condotto questo attacco” le parole del segretario di Stato Blinken, sulla stessa lunghezza d’onda di Gerusalemme. Di Iran parla anche Il Fatto Quotidiano, ipotizzando un paese già da tempo bombardato “se Donald Trump si fosse assicurato un secondo mandato alla Casa Bianca e Benjamin Netanyahu abbastanza voti alla Knesset per formare un governo”. Il Fatto propone anche un reportage da Gaza, descrivendo questa situazione: “La nuova tregua tra Hamas e Jihad Islamica da una parte e Israele dall’altra per ora regge, ma i civili soffrono tra le macerie e i bambini traumatizzati adesso hanno paura sia di restare a casa che di giocare in strada”.
Su Repubblica prosegue il confronto sul termine “Razza” che il direttore Maurizio Molinari, in un recente editoriale, si è augurato venga bandito dagli ordinamenti di ogni Paese europeo. “Una parola da abolire”, per la direttrice dell’Istat Linda Laura Sabbadini. Questo il suo messaggio: “È necessario rafforzare le norme contro la discriminazione, senza ambiguità. Lo dobbiamo alle future generazioni”. Secondo lo storico Umberto Gentiloni toccare l’articolo 3 della Costituzione italiana sarebbe uno sbaglio: “Serve a ricordare gli orrori del nostro passato”.
La Stampa si sofferma sulla vergognosa legge polacca, approvata dalla Camera di Varsavia, che rende impossibile la restituzione dei beni sottratti agli ebrei durante la Shoah. Al riguardo si osserva: “Fino a quando non se ne sarà fatta memoria condivisa e responsabile, fino a quando non la si sarà riconosciuta come propria e non altrui, quella storia resterà un ostacolo a tutto. All’Europa, ai diritti comuni, a una pacificazione che non sia rimozione ma consapevolezza di un passato scomodo”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(2 agosto 2021)