Cyberattacco alla regione Lazio

L’attacco informatico subito dal Centro elaborazione dati (CED) della Regione Lazio, il sistema che gestisce l’intera struttura informatica regionale, apre molte delle prime pagine di oggi. “Un’azione partita dall’estero e realizzata da criminali esperti che molto probabilmente hanno agito da qualche paese dell’Est, puntando a monetizzare l’attacco, anche se al momento una richiesta ‘ufficiale’ di riscatto non è arrivata”, spiega La Stampa. Il presidente del Lazio Zingaretti ha definito il cyber attacco come il “più grave nella storia italiana” e usato il termine “terrorismo”. I responsabili dell’attacco, spiega il Corriere, sono “entrati” nel Ced dal computer utilizzato da un impiegato regionale in smart working che abita a Frosinone. Sul tema della cybersecurity, il Giornale chiede invece un’opinione all’imprenditore Marco Carrai, che spiega che “a difendersi efficacemente da questo tipo di attacchi sono solo Israele e pochi altri Paesi”.

Giustizia e storia. Mentre la riforma della Giustizia ottiene un primo importante sì dalla Camera, fa notizia anche la decisione del Presidente del Consiglio Mario Draghi di firmare un’ordinanza per declassificare gli atti sulla Loggia P2 e l’organizzazione Gladio. Un provvedimento che potrà aiutare a fare luce su un periodo buio dell’Italia del dopoguerra e arrivato nell’anniversario della strage di Bologna. A riguardo, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha detto che “è ancora forte l’impegno per la ricerca della verità”. Sempre sul tema del terrorismo nero, Michele Serra oggi su Repubblica parla di tre ingredienti dietro la strage di Bologna: “l’eversione nera, lo Stato ancora infettato dal fascismo mai morto, i poteri occulti dei quali la P2 di Gelli in quel momento era l’incarnazione più attiva”. Per Serra su tutto questo la destra italiana non ha ancora riflettuto e “non ha riconosciuto i propri mostri”.

Uniti contro la minaccia Iran. Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken ha duramente condannato l’attacco compiuto dal regime di Teheran contro una petroliera al largo dell’Oman di proprietà dell’israeliano Eyal Ofer. Contro questa azione, ha dichiarato Blinken, serve una “risposta collettiva”. Nell’attacco compiuto con un drone sono stati uccisi due marinai della petroliera, un inglese e un rumeno, riporta il Foglio che spiega tutto il quadro dello scontro tra Israele e Iran. Il regime degli Ayatollah, scrive il quotidiano, “ha deciso di rischiare molto di più nelle operazioni contro Israele e americani, adesso usa droni suicidi”.

Antisemitismo e unicità. Molti sono state le reazioni in Israele al recente discorso tenuto dal ministro degli Esteri Yair Lapid al Global Forum on Combatting Anti-Semitism. Un intervento in cui Lapid affermava che antisemitismo dovrebbe significare l’odio di qualsiasi gruppo emarginato, non solo degli ebrei. “L’intenzione di Lapid – scrive oggi Repubblica parlando dell’intervento – è piuttosto evidente e innovativa se detta da un’autorità politica israeliana: suggerire di emanciparsi dall’immagine di una intolleranza persecutoria e sterminatrice ereditata dalla diaspora, invitare a convivere con l’antisemitismo riducendone l’importanza, a non averne paura perché sarà sempre presente, e soprattutto a cercare alleati in chiunque combatta le intolleranze, in chi si vede discriminato per la sua fede, per la sua identità sessuale, per le sue origini o colore della pelle”. Le parole di Lapid hanno generato un dibattito in Israele, ricorda ancora Repubblica, con l’intervento anche dell’ex Premier Netanyahu che ha accusato il ministro di offrire “una lettura limitata e superficiale del concetto di antisemitismo, che… è sì parte del fenomeno umano globale della xenofobia, ma se ne differenzia per la sua intensità, perché dura da millenni e perché è un’ideologia omicida che rivendica lo sterminio degli ebrei”.

Il compromesso di Sheik Jarrah. La Corte Suprema israeliana ha proposto alle parti un compromesso sulla questione degli sfratti di famiglie palestinesi dalle abitazioni del quartiere di Sheik Jarrah di Gerusalemme. Il compromesso proposto lunedì vedrebbe i palestinesi rimanere come inquilini protetti, rendendo più difficile – ma non impossibile – il loro sfratto. Dovranno pagare una tassa annuale simbolica di 465 dollari a Nahalat Shimon, l’organizzazione ebraica proprietaria degli immobili che aveva ottenuto in precedenza dalle corti minori israeliane la possibilità di disporre lo sfratto. “Adesso i palestinesi hanno una settimana per mettere insieme la lista di chi è pronto ad accettare l’intesa. – riporta il Corriere – II giudice ha impedito ai legali di lasciare l’aula, anche durante le pause, per discutere l’accordo con gli assistiti. È consapevole che il processo è un simbolo del conflitto, non vuole influenze esterne”.

Lannutti, archiviato a metà. È stata archiviata dal Gip di Roma l’inchiesta nei confronti del senatore Elio Lannutti (ex Cinque Stelle) per diffamazione aggravata dall’odio razziale, avviata dopo la querela della Comunità ebraica della Capitale. Il Gip, racconta oggi il Foglio, spiega che l’articolo pubblicato da Lannutti è una “ricostruzione assolutamente faziosa e palesemente di ispirazione antisemita” in riferimento al delirante testo oggetto della querela in cui si richiamava il celebre falso antisemita dei Protocolli dei Savi anziani di Sion. Ma non si tratta di per sé di un illecito perché “può ritenersi una manifestazione del pensiero e delle prerogative proprie di parlamentare il mero richiamo senza alcun commento alle stesse”. Ovvero Lannutti, che ora rivendica la sua innocenza, si è salvato grazie all’immunità parlamentare. Il Foglio ricorda che c’è anche un altro procedimento in corso, sempre sullo stesso caso, a Terni a seguito della denuncia dello storico Carlo Greppi.

L’oro di Artem Dolgopyat. Arriva anche sui quotidiani italiani (Corriere) il piccolo caso aperto dalle parole della madre di Artem Dolgopyat, che ha vinto per Israele l’oro nel corpo libero a Tokyo. “Eroe nazionale, ma non può sposarsi”, le dichiarazioni della madre. Dolgopyat non può farlo perché il matrimonio civile ad oggi non può essere celebrato in Israele. L’atleta, diventato israeliano grazie alla Legge del ritorno, non può inoltre sposarsi secondo il rito ebraico perché per la Halakha non è considerato ebreo. “Sempre più israeliani – segnala il Corriere – si trovano nelle sue condizioni, soprattutto il milione e duecentomila ‘russi’ (Artem è nato in Ucraina)”. Dolgopyat ha non vuole però che la sua vita privata diventi un caso. “Si tratta – ha affermato – di una questione che attiene in modo esclusivo alla mia vita personale. Non ho intenzione di parlarne in pubblico”.

Rifugio olimpico. L’atleta bielorussa Krystsina Tsimanouskaya ha raccontato che alcuni funzionari bielorussi erano entrati nella sua stanza, le avevano dato un’ora per fare le valigie e l’avevano scortata, contro la sua volontà, all’aeroporto Haneda di Tokyo per farla imbarcare su un volo e riportarla in Bielorussia. Lei si è opposta, ha fatto appello Cio e ha ottenuto la protezione dell’ambasciata polacca. A far scatenare la macchina repressiva di Lukashenko, la critica mossa da Tsimanouskaya alla federazione bielorussa per averla iscritta a sua insaputa nella staffetta 4×400 (Corriere).

Rom e Sinti, la strage da non dimenticare. Nella notte tra il 2 e il 3 agosto 1944 circa tremila Rom e Sinti furono massacrati dalle SS nel lager di Auschwitz. Lo ricorda oggi Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, aprendo il suo articolo con le parole di Piero Terracina, uno degli ultimi testimoni della Shoah, sopravvissuto ad Auschwitz, morto nel 2019. “Era denominato lo Zigeunerlager, il lager degli zingari. – la testimonianza di Terracina rispetto al campo dove erano internati Rom e Sinti – C’era tanta vita, noi avevamo un colore quasi unico, eravamo vestiti con quella specie di pigiami a righe, dall’altra parte avevano conservato i loro abiti, quindi tanto colore, avevano conservato i capelli, noi eravamo completamente rasati a zero, c’era un’enormità, tantissimi bambini”. “Poi all’improvviso, dopo più di due ore, silenzio. Non si sentiva più niente”.

Daniel Reichel