Dossier Padova ebraica
Un museo per raccontarsi
“Il più grande patrimonio della Comunità ebraica di Padova non sono i suoi oggetti, pur bellissimi e di grande valore, ma le persone che vi hanno vissuto”. Questa l’idea alla base del Museo della Padova ebraica, inaugurato nel giugno del 2015, nelle riflessioni dell’allora presidente Davide Romanin Jacur. Un luogo di vita e racconto negli spazi dell’antica sinagoga tedesca, fondata tra 1522 e attiva fino al maggio del ‘43 quando fu data alle fiamme da una squadraccia fascista locale.
Tra i numerosi oggetti della collezione, il museo espone manufatti della tradizione ad uso familiare, come candelabri, porta spezie, piatti di Pesach, e oggetti legati alla ritualità sinagogale, tra cui spiccano un parochet di origine mamelucca del XV secolo, tessuti pregiati e Sefer Torah. Suggestiva anche l’esperienza multimediale possibile grazie a due supporti audiovisivi a disposizione dei visitatori.
Un breve e coinvolgente documentario offre una panoramica storica sulla Comunità padovana e i suoi luoghi: dalle sinagoghe agli antichi cimiteri. Al centro di una video-installazione (“Generazione va, generazione viene”) opera del regista Denis Brotto le donne e gli uomini che l’hanno resa un centro ebraico di grande vitalità. Nell’installazione alcune personalità illustri prendono vita per narrare la propria storia, rivolgendosi idealmente al pubblico. Cioè “a tutti coloro che sono chiamati a ricevere il testimone e a trasmetterlo ad altri”.
Si tratta di Maestri come Judah Mintz, Meir Katzenellenbogen, Isaac Abravanel, Samuel David Luzzatto (Shadal), Moshè Chayyim Luzzatto (Ramhal), Moshè David Valle, ma anche di personalità “civili” come il senatore Leone Romanin Jacur, l’avvocato e sindaco Giacomo Levi Civita, l’economista Leone Wollemborg e Vittorio Polacco, anch’egli senatore, che fu anche membro dell’Accademia dei Lincei. Figure gloriose di un passato che non ha smesso di parlarci.
Il museo stesso, ricordava il rabbino capo rav Adolfo Locci, è nato non solo con la volontà di “mostrare una storia che ci rende orgogliosi”, ma anche “la vitalità e la sussistenza di una Comunità che esiste, è viva, e proiettata verso il futuro”.
L’ha dimostrato proprio nei locali del museo. Dove per la prima volta da 77 anni, lo scorso Yom Kippur, la sinagoga è tornata per qualche ora all’antico uso di luogo di preghiera.
Dossier Padova ebraica – Pagine Ebraiche agosto 2021
(5 agosto 2021)