Gli ebrei d’Alessandria
e la ferita della Shoah

In margine alla inaccettabile proposta di intitolare una strada di Alessandria al nome di Giorgio Almirante, è doveroso ricordare qui il pesante tributo pagato durante gli anni bui del fascismo dalla Comunità ebraica locale (dal 1989 divenuta Sezione della Comunità di Torino), in termini di vite umane e di grave sgretolamento della stessa Comunità, che da quella tragedia non si è più ripresa.
“È un capitolo – come sottolineato da Cesare Manganelli e Bruno Mantelli nel volume Antifascisti, partigiani, ebrei. I deportati alessandrini nei campi di sterminio nazisti 1943-45, Franco Angeli, 1991 – spesso sottovalutato, della storia provinciale e nazionale. Di fronte alla dimensione di massa del genocidio, in particolare nell’Europa centrale ed orientale, la deportazione degli ebrei alessandrini può sembrare un evento di scarsa rilevanza quantitativa, così come il tentarne una sia pur sommaria ricostruzione può apparire un granello insignificante di fronte alla vastità ed alla profondità del dibattito sullo sterminio”.
Ma quello di cui parliamo è un capitolo significativo per comprendere come la terribile macchina persecutoria messa in piedi dal fascismo abbia operato scientificamente in tutte le realtà del Paese, dalle più grandi alle più piccole, con una precisione e un rigore che difficilmente non potevano non lasciare il segno ovunque avessero a che fare.
Già nel settembre 1938 da Roma veniva sollecitato il Prefetto di Alessandria perché provvedesse ad inviare gli elenchi dei membri delle Comunità che avevano sede nella provincia (oltre ad Alessandria, Casale Monferrato ed Acqui Terme). Le liste vennero preparate in un mese e spedite. Per quanto riguarda Alessandria – scrivono Manganelli e Mantelli – “troviamo censiti i gruppi familiari…L’analisi di questi scarsi elementi ci permette di avanzare alcune considerazioni generali: le 102 famiglie schedate sono, in grande maggioranza, originarie della provincia o addirittura della città, segno indubbio di un profondo radicamento della comunità nel tessuto sociale e civile urbano”. Nel 1938, secondo un documento redatto dalla Comunità ebraica alessandrina, gli ebrei presenti in città erano 245 (113 uomini e 132 donne), lo 0,28 per mille dell’intera popolazione (circa 84000 persone).
I rastrellamenti nella Provincia furono due, il primo nel febbraio 1944: gli arrestati furono sette, inviati al campo di Fossoli; il secondo nell’aprile dello stesso anno e gli arrestati furono sei, inviati alle Carceri Nuove di Torino e poi a Fossoli, da dove furono trasferiti nei campi di sterminio. Altri cinque deportati vennero catturati in tempi diversi; un solo casalese è ritornato.
Il Tempio di Alessandria fu danneggiato e spogliato degli arredi lampadari e ogni altro oggetto asportabile; fu svaligiata la cassaforte, che conteneva il patrimonio della Comunità, l’archivio interamente distrutto e le due biblioteche, ricche di libri e preziosi manoscritti, disperse. Anche le case degli ebrei alessandrini furono occupate, devastate e saccheggiate dai fascisti e dalle truppe tedesche che le avevano requisite. Alcuni ebrei riuscirono a sfuggire alla macchina di morte nazifascista, lasciando la città e cercando scampo in Svizzera, in Toscana e nelle vicine montagne; parecchi di loro parteciparono al movimento di resistenza. Gli ebrei di Acqui Terme deportati furono 15, molti considerate le dimensioni ristrette della comunità; fu una svolta decisiva, l’inizio della fine: nel dopoguerra la comunità scomparve. Complessivamente – sempre secondo le ricerche di Manganelli e Mantelli – gli ebrei nati in provincia di Alessandria che vennero deportati nei campi furono quasi un centinaio. La distruzione di una comunità, il grave indebolimento delle altre due, ecco il bilancio immediato della deportazione degli ebrei alessandrini, “Un prezzo molto alto, pagato da una comunità composta nel 1938 da poche centinaia di persone…un prezzo che ne ha sconvolto il profilo demografico, sfigurandone la fisionomia più intima”.
Riportiamo, a futura memoria, l’elenco degli ebrei alessandrini deportati nei campi di sterminio:
Campagnano Saul di 33 anni, Carmi Ermelinda Colombina di 53 anni, Carmi Ermene Ester di 54 anni, Colombo Amerigo di 31 anni, De Benedetti Ida di 54 anni, De Benedetti Vittorio di 60 anni, Foa Giacomo di 50 anni, Foa Sansone di 51 anni, Foa Sergio di 35 anni, Ottolenghi Vittorio di 69 anni, Pugliese Gemma di 62 anni, Rietti Emma di 74 anni, Sacerdote Cesare di 54 anni, Segre Vittorio di 47 anni, Torre Marco di 53 anni, Torre Salvatore di 58 anni, Torre Sansone di 47 anni, Treves Luciano di 25 anni, Treves Renato di 22 anni, Vitale Benedetta di 81 anni, Vitale Cesare Sansone di 79 anni, Vitale Clelia di 66 anni, Vitale Emilia di 68 anni, Vitale Prospera di 81 anni, Vitale Sergio di 33 anni.

(Nelle immagini: l’esterno e l’interno della sinagoga di Alessandria)

(5 agosto 2021)