Strage della famiglia Einstein,
il ricordo insieme agli ebrei fiorentini

Il 3 agosto del 1944 la famiglia di Robert Einstein, cugino del celeberrimo scienziato che viveva nella campagna toscana, fu annientata dai nazisti in ritirata. Restarono uccisi in quell’azione criminale, conosciuta come la Strage del Focardo, Mazzetti detta Nina, che di Einstein era la moglie, e le loro figlie Luce e Annamaria. Il marito non c’era. Temendo per la cattura, ma ritenendo che le persone a lui più care non corressero questo rischio perché non di religione ebraica, si era dato alla macchia per poi unirsi ai partigiani. Al ritorno a casa non resse al dolore e si tolse la vita.
Ogni anno il ricordo di quanto avvenuto è l’occasione di una cerimonia. A rappresentare la Comunità ebraica fiorentina c’era la vicepresidente Brett Lalonde. “Oggi – le sue parole – ricordare questo evento invita ad una riflessione su diversi livelli. Il primo è l’importanza di non dimenticare mai come un’ideologia può spingersi fino ad temere, odiare, estraniare, disumanizzare e perfino sterminare chi è ritenuto diverso. Il secondo è una riflessione sull’importanza di portare avanti la memoria, anche ricordando questi eventi dolorosi”.
Di seguito il suo intervento:

Da parte del Consiglio della Comunità ebraica desidero ringraziare l’amministrazione Comunale di Rignano sull’Arno che ogni anno organizza e promuove questo importante evento per commemorare la strage della famiglia Einstein.
Abitando qui in zona ho avuto modo di assistere diverse volte a questa cerimonia e ogni volta mi colpisce sempre la malvagità, la cattiveria di questa strage.
Nina Mazzetti, moglie di Robert Einstein, e le figlie Luce e Annamaria, furono uccise solo perché portavano il nome “Einstein”. Poco importava che non fossero neanche ebree: le nipoti e cugine, pur facenti parte dello stesso nucleo familiare, ma con cognome diverso, furono risparmiate.
Questo eccidio, che segna la storia locale, è stato anche di rilievo internazionale, un atto forse rivolto anche a colpire il cugino Albert Einstein, già negli Stati Uniti, noto nemico al nazifascismo.
Oggi, ricordare questo evento, invita ad una riflessione su diversi livelli:
Il primo è l’importanza di non dimenticare mai come un’ideologia può spingersi fino ad temere, odiare, estraniare, disumanizzare e perfino sterminare chi è ritenuto diverso.
Il secondo è una riflessione sull’importanza di portare avanti la memoria, anche ricordando questi eventi dolorosi.
Allenare la memoria non può essere solo un compito del Comune o delle Scuole, ma è anche una responsabilità personale, un dovere civico individuale. Una memoria che ognuno di noi porta a casa con sé.
Quando ero ragazza negli stati uniti, ho avuto modo di visitare con la mia scuola la “Holocaust Center for Humanity” un itinerario museale dedicato alla memoria. Siamo ai primi anni 90’ nella mia citta natale, Seattle. Al nostro arrivo al museo, tutta la nostra classe è stata portata in una stanza dove tre signore, testimoni della Shoah e sopravvissute ai campi di sterminio hanno condiviso con noi la loro storia. Avranno avuto una sessantina di anni, l’età dei miei nonni. Tra tutte le cose raccontate, mi colpì profondamente una frase: “Ci sarà un giorno nelle vostre vite in cui l’ultimo testimone della Shoah morirà, la memoria e la responsabilità di ricordare e nelle vostre mani.”
Anche qui a Rignano sull’Arno, 77 anni dopo l’eccidio, pochi sono ancora in vita a ricordare questa tragedia in prima persona.
Lorenza Mazzetti, nota scrittrice e registra, nonché nipote di Robert Einstein, sopravvissuta alla strage del Focardo, è mancata l’anno scorso, sepolta qui in questo cimitero.
Anche i sopravvissuti alla Shoah in Italia sono ormai una decina, e in un tempo non molto lontano, la memoria diventerà indiretta.
Mi permetto di citare un editoriale del presidente dell’Anpi Carlo Smuraglia: “La memoria ci consente di ricordare fatti del passato per cercare di capirli, e trarne indicazioni valide anche per il presente. La memoria è fondamentale per la collettività. Un Paese senza memoria è un Paese condannato a deperire. La memoria si condensa, nei monumenti, nei simboli, nelle intitolazioni delle strade ed anche in tutti quei fatti storici la cui conoscenza dovrebbe costituire la base della convivenza civile di ogni Paese.”
Con questo pensiero, qui sotto la stele commemorativa al cimitero della Badiuzza, desidero ringraziare nuovamente il Comune di Rignano che da’ spazio a questo momento di riflessione e di memoria condivisa, invitando ognuno di noi presenti a fare propria questa memoria, a portarla a casa con sé, e a trasmetterla alle future generazioni.

Brett Lalonde, vicepresidente Comunità ebraica di Firenze

(5 agosto 2021)