Italia e Israele, Olimpiadi da record 

Cala il sipario sulle Olimpiadi di Tokyo 2020. Un’edizione dei Giochi segnata dalla pandemia, e per questo ritardata di un anno e privata della possibilità di avere il pubblico dal vivo. Un’edizione che nonostante tutto ha regalato grandi emozioni sportive. All’Italia in particolare, che torna a casa con in tasca quaranta medaglie. Un record storico, arrivato anche grazie agli straordinari e inaspettati successi nell’atletica, rappresentata nella cerimonia di chiusura dal primatista olimpico Marcel Jacobs, scelto come porta bandiera italiano. A portare la bandiera d’Israele c’era invece Linoy Ashram, medaglia d’oro nella ginnastica ritmica. Anche lei, come Jacobs, ha stupito tutti, superando nel penultimo giorno dei Giochi le favoritissime gemelle russe Arina e Dina Averina. Con il suo oro, assieme a quello di Artem Dolgopyat nell’artistica, ai due bronzi del taekwondo e del judo, Israele ha stabilito il proprio record di successi alle Olimpiadi. Una soddisfazione sportiva enorme, che si affianca a quella morale ottenuta a questi Giochi: la commemorazione ufficiale della strage di Monaco 1972. Durante l’inaugurazione di Tokyo 2020 infatti un minuto di silenzio ha ricordato gli undici membri della delegazione israeliana uccisi da un commando terroristico palestinese. “La parte mancante legata alla memoria di quegli atleti, ovvero il riconoscimento ufficiale da parte del movimento olimpico di quanto accaduto, è stata completata il 23 luglio a Tokyo durante la cerimonia di apertura. – ha ricordato Igal Carmi, presidente del Comitato olimpico israeliano – È stato un momento molto emozionante per noi. Ankie Spitzer e Ilana Romano, insieme al resto delle famiglie, hanno impiegato molti anni per arrivare a questo risultato”. Le sue parole sono arrivate nel corso di una commemorazione organizzata assieme all’ambasciata d’Israele a Tokyo proprio per ricordare le vittime della strage di Monaco. Un’evento organizzato alla vigilia della chiusura dei Giochi, alla presenza del presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Thomas Bach. “Caro Thomas, ora tutto il mondo ci ha dimostrato grande affetto. Quello che avete fatto per noi famiglie non è niente in confronto a quello che avete fatto per un mondo migliore. – le parole durante la cerimonia di Ilana Romano – Grazie a te ci sentiamo più che mai parte della famiglia olimpica”.
Una svolta importante, che Israele si augura rimanga da ora in avanti parte delle cerimonie delle Olimpiadi. Ma nel frattempo il paese si gode i suoi atleti, e in particolare si stringe attorno alla giovane Linoy Ashram. Le immagini attorno alla sua gara sono state tra le più emozionanti di queste Olimpiadi. In particolare gli abbracci con la sua allenatrice (nell’immagine) e con le altre atlete una volta uscito il punteggio che le regalava la gioia più grande: il tanto sognato oro olimpico. Su di lei il mondo sportivo israeliano puntava molto, e questo, racconta Haaretz, ha rischiato di comprometterne il percorso. Alla vigilia dell’inizio di Tokyo, la pressione era altissima. “Ha sofferto molto dalla tensione, i nervi e la pressione”, ha raccontato la sua allenatrice, Ayelet Zussman, al quotidiano israeliano. “Ho visto come dimagriva giorno dopo giorno, anche se lei stava mangiando bene. Per molti mesi aveva mantenuto un peso competitivo, stabile e all’improvviso il suo peso è sceso. Mi ha detto che era preoccupata per le aspettative di tutti”. La soluzione di Zussman è stata semplice e radicale: con il consenso di Ashram, le ha tolto il telefono, “per disconnetterla il più possibile dalla pressione e dai media in Israele”. E così la concentrazione è rimasta sulla gara. La pressione si è trasformata in sostegno positivo, come ha spiegato lei stessa in queste ore in conferenza stampa. “Ho sentito come se ci fosse una spinta da tutto il popolo di Israele. Non mi ha causato stress né mi ha riempito di paura. Ho sentito che la gente voleva che avessi successo. Ho sentito l’orgoglio per il mio paese”. Rispetto all’oro, Ashram racconta di non aver ancora realizzato quanto accaduto. “Ho dormito credo 40 minuti in tutto da ieri”. L’Olimpiade è “un’esperienza inimmaginabile. Non riesco nemmeno a capacitarmi di essere qui. È sempre stato il mio sogno. Quando ero piccola ho visto Neta Rivkin (ex olimpionica israeliana), una ginnasta incredibile, e ho pensato: voglio essere come lei e avere quella esperienza”.
Ashram, cresciuta a Rishon Lezion, ha anche un breve passato in Italia. Nel 2016 infatti ha militato nelle fila dell’Associazione Sportiva Udinese, partecipando al campionato di Serie A. “Non ho mai pensato di tornare con una medaglia, figuriamoci con un oro. – ha raccontato la ginnasta – Ho sempre puntato al posto più alto possibile, ma non ho mai sognato che sarei tornato da qui come campionessa olimpica. Era inconcepibile”. E invece è diventata realtà, rompendo l’egemonia delle campionesse dell’Est Europa che durava da decenni. “Se fino ad ora il nostro sport era dominato dall’Europa dell’Est, ora appartiene a tutti. Penso che il mio risultato abbia aperto la porta a più ginnaste – il commento di Ashram – e incoraggiato la convinzione che tutto è possibile con il duro lavoro”