Padova ebraica, il presidente Parenzo: “Pochi, ma il futuro non ci spaventa”
Presidente degli ebrei di Padova da cinque anni, Gianni Parenzo è un avvocato. Una categoria professionale che ha visto attivi, anche nelle generazioni precedenti, diversi correligionari. Il più noto dei quali Giacomo Levi Civita, l’uomo che ha “salvato” la Cappella degli Scrovegni.
Ben quindici gli avvocati ebrei che subirono, per mano fascista, e per effetto delle leggi razziste del ‘38, la cacciata dall’ordine professionale. Questi i loro nomi: Giuseppe Bianchini, Alberto De Benedetti, Vita Renzo Morpurgo, Emanuele Parenzo, Paolo Ravà, Gilberto Sacerdoti, Enrico Senigaglia, Gilberto Voghera, Aldo Consigli, Donato Donati, Giorgio Orefice, Adolfo Ravà, Tito Ravà, Augusto Serravalle, Gabriele Trieste.
A inizio estate l’Ordine ha svelato una targa in loro memoria. Un momento solenne e molto partecipato, caratterizzato anche dallo svelamento di un busto in onore di Levi Civita.
“La nostra – spiega Parenzo – è la storia di una Comunità spesso protagonista a un alto livello intellettuale e con un ruolo di primo piano nelle vicende risorgimentali. Molti ebrei padovani, esponenti di una classe medio-borghese istruita, hanno lasciato un segno. La figura di Levi Civita è, in questo senso, esemplare. Patriota, avvocato, sindaco: una personalità di immenso valore”. Il riconoscimento di quella ferita aperta da parte dell’Ordine rappresenta, per Parenzo, un segno di attenzione importante. “È vero afferma che già altre città hanno visto iniziative del genere. Ma se andiamo a contarle non sono poi tantissime.
A Padova credo si stia lavorando bene anche su questo fronte, quello della Memoria consapevole, in piena sintonia con le istituzioni”.
Un confronto su molti piani, teso a valorizzare il contributo di una realtà da sempre presente e partecipe. E che a Padova ha saputo offrire, attraverso i secoli, stimoli culturali, identitari, religiosi.
“Credo che il tema della prossima Giornata della Cultura Ebraica calzi a pennello per noi. La nostra cifra, il nostro tratto caratteristico, è sempre stato quello di valorizzare la dimensione del Dialogo. In ogni direzione”.
Una prospettiva alimentata anche all’interno: “La strada da perseguire, lo dico da sempre, è quella del massimo coinvolgimento possibile. Soprattutto in piccole Comunità come la nostra il ruolo di ogni singolo iscritto è fondamentale: ciascuno può dare e fare molto. Per questo cerchiamo di stimolare al massimo la partecipazione, facendo sì che ognuno, nei limiti delle sue possibilità, possa sentirsi responsabilizzato. Mi sembra che a Padova questo stia funzionando abbastanza bene”.
Dal dopoguerra ad oggi il numero degli iscritti è rimasto più o meno costante. E questo, sottolinea Parenzo, “nonostante tanti della mia generazione abbiano scelto la strada dell’Aliyah, ottenendo successi e gratificazioni anche in Israele”.
La sfida, aggiunge, è quella di proseguire in questo solco. Una speranza basata su fatti concreti: “Provo a guardare alla mia Comunità tra vent’anni e, nonostante le tante sfide che siamo chiamati ad affrontare, mi sento ottimista. Credo che, anche allora, saremo vivi e vivaci”.