Ticketless – Spigolatura dantesca,
con escursione estiva

Qualche giorno fa ero a Noli, in vacanza, ma con pensiero a Dante:
“Vassi in Sanleo e discendesi in Noli/montasi su Bismantova e ‘n Cacume/con esso i piè; ma qui convien ch’om voli”.
Il riferimento è a una discesa particolarmente impervia, come i ripidi pendii di Capo Noli arrivando da ponente, paragonata a Pietra di Bismantova o alla cima di Caccume (sempre che Caccume esista davvero o non sia simbolo di una cima impervia come il monte del Purgatorio che Dante ha davanti a sé). Della Pietra di Bismantova mi sono già occupato in questa rubrica, tenevo a vedere come «discendesi» a Noli, per imparare, nel mio piccolo a volare. Questi versi sappiamo erano amatissimi da chi aveva fatto una impervia salita di altra natura. A Noli, come l’altra volta a Bismantova, il pensiero vola alla aliyah di Enzo Sereni. Troviamo questi versi in avvio del cap. 24 del libro di Clara Sereni, Il gioco dei regni, là dove si descrivono i primi passi di Enzo Sereni nel kibbutz di Ghivat Brenner, tra gli aranceti, in mezzo ai braccianti arabi e yemeniti, beduini ed ebrei: “Con i versi della Commedia Enzo dà il ritmo ai propri gesti, ora che le sue mani, dopo vesciche e piaghe, lavorano alla potatura con la competenza acquisita nei libri e sul campo”. La metafora del viaggio in salita («Montasi su in Bismantova e ‘n Cacume…») indica la difficoltà fisica di ogni esperienza di libertà, ma anche qualche cosa di più. Sulla pietra di Bismantova come sui ripidi pendii di Capo Noli si sale con i piedi, qui, rifletteva Enzo Sereni, conviene aiutarsi con le ali del desiderio.

Alberto Cavaglion