Cattive notizie dal Medio Oriente

Nel giro di pochi mesi gli equilibri politici in Medio Oriente si sono notevolmente modificati e non in senso positivo. L’Accordo di Abramo e le successive adesioni di altri Paesi come il Sudan e il Marocco avevano fatto sperare non solo in un ampliamento del numero dei Paesi arabi che riconoscevano Israele e stringevano con lo Stato ebraico rapporti di collaborazione ma anche nella creazione di un’ampia area di pace che potesse mettere Israele al riparo da future aggressioni. In realtà queste speranze sono, almeno per il momento, andate deluse e non solo non si è allungata la lista dei Paesi arabi decisi a collaborare con Israele ma, al contrario, si sono verificati altri eventi che creano forti preoccupazioni.
Tali eventi riguardano soprattutto l’Afghanistan e l’Iran. L’estendersi delle aree sotto il controllo dei talebani e la probabile conquista da parte loro dell’intero Paese chiude nel peggiore dei modi un ciclo iniziato esattamente venti anni fa con l’attacco alle Due torri a New York. Alla fine di questo ciclo sembra di essere tornati al punto di partenza, con la probabile conquista del potere da parte di uno dei gruppi più intolleranti che l’Islam politico abbia prodotto. Anche se gli eventi in Afghanistan non hanno un’immediata ripercussione sulla sicurezza di Israele tuttavia è evidente che l’instaurazione a Kabul di un regime accesamente integralista avrà una notevole influenza su tutta la regione
Direttamente connessa con la sicurezza di Israele è l’elezione a presidente della Repubblica islamica dell’Iran di un rappresentante dell’ala più dura e intransigente del regime degli ayatollah nella persona di Ebrahim Raisi. Probabilmente molti pensano che l’ostilità e l’odio del regime degli ayatollah contro Israele sono tali che non c’è una sostanziale differenza se a capo del governo iraniano c’è questa o quella figura. Questo può essere vero da un punto di vista ideologico ma l’esperienza ci ha mostrato che dietro le parole altisonanti i leader iraniani non avevano alcuna intenzione di sfidare direttamente Israele, limitandosi a finanziare e ad armare gruppi islamisti come Hamas o Hezbollah. Adesso, con il nuovo presidente, la linea sembra cambiata ed essere diventata più direttamente aggressiva. Gli attacchi con droni nel Golfo dell’Oman sono molto preoccupanti e ancor più lo sono le voci di una prossima costruzione di un’arma atomica.
Giorni difficili attendono Israele, per lo più alle prese con una pandemia che sembra non voler dare tregua.

Valentino Baldacci