Uno strano paese

Strano paese è l’Italia. Mentre imperversano incendi e temperature record la crisi climatica sembra interessare solo qualche studente il quale puntualmente viene definito sprovveduto. Gran parte del territorio è poi in mano alla criminalità organizzata e non si contano le amministrazioni sciolte per mafia. Manca il lavoro, il futuro, e i più giovani emigrano, chi è fortunato e ne ha uno deve fare i conti con la precarietà e con il terrore dei licenziamenti (o peggio delle morti bianche). I tagli all’istruzione e alla sanità non hanno mai destato troppo scalpore e le conseguenze si sono ben palesate durante l’attuale pandemia. Non fanno neanche più notizia i casi di discriminazione di genere o verso individui “non autoctoni”. Anzi, nell’odierna scena politica ristagnante i sondaggi danno in testa un partito che senza vergogna nasce in continuità con il neofascismo del dopoguerra. Se non bastasse il secondo partito sempre dei sondaggi è solo un’emulazione del primo.
Ma in tutto ciò l’unica cosa che sembra davvero preoccupare e spingere le persone ad unirsi e organizzare quasi una manifestazione al giorno in ogni città è l’obbligo di un certificato per entrare al ristorante o vedere un concerto. Pensare che nello stesso paese v’è anche chi non ha neppure il necessario per cucinarsi un piatto di pasta, e che in certi luoghi del mondo la vaccinazione è un lusso per pochi come l’acquisto di un qualsiasi farmaco da banco.
Gli italiani però effettivamente anche nelle crisi sono un popolo che sa arrangiarsi un po’ e raggirare le norme, lo abbiamo visto ultimamente con la truffa dei green pass falsi su Telegram. Mi viene così in mente una scena di Totòtruffa 62, quando il commissario di polizia esorta Totò appena scarcerato a trovarsi finalmente un lavoro onesto. Egli risponde: “vedi cos’è nella vita ci sono più fessi che datori di lavoro, i primi sono sempre in esuberanza”.

Francesco Moises Bassano