In fuga da Kabul

A vent’anni dall’intervento americano, con imprevista velocità, i talebani stanno riconquistando l’Afghanistan e terrorizzando il paese. Da Kabul chi può fugge. Gli Stati Uniti hanno iniziato l’evacuazione della loro ambasciata e anche la Farnesina ha organizzato un ponte aereo per i cittadini italiani. I titoli in prima pagina dei quotidiani raccontano il dramma della città e del paese, dal “Fuga da Kabul” di Repubblica a “I talebani hanno vinto” del Giornale. La situazione sta precipitando e gli afgani temono per il loro futuro, spiega Francesca Mannocchi corrispondete da Kabul per Repubblica. Racconta, ad esempio, la storia di Rahimullah, 35 anni, un buon lavoro e un figlio di due anni. La moglie gli ha chiesto di fuggire perché teme per lui. Una cugina di Mazar, che cadrà di lì a poco, gli ha chiesto aiuto per scappare a Kabul perché “a Herat i talebani stanno già impedendo alle giovani di entrare all’università e costringendo le famiglie a consegnare le figlie, anche giovanissime, ai combattenti”. Quanto sta accadendo in un Afghanistan abbandonato dalla americani e forze alleate, scrive Mannocchi, ricorda l’8 settembre italiano.

L’Italia dica no alla conferenza di Durban. Il 22 settembre si terrà la riunione Onu per il ventesimo anniversario della Conferenza di Durban – in cui si adottò la vergognosa e antisemita dichiarazione che paragonava sionismo a razzismo. Quell’evento è diventato l’esempio dell’odio verso Israele presente nella comunità internazionale, come ha ricordato di recente il ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid. Per questo sette paesi, tra cui Stati Uniti e Francia, hanno già annunciato che non parteciperanno. E l’auspicio è che l’Italia segua l’esempio. Un appello rilanciato oggi dal Giornale e condiviso a sinistra da Piero Fassino, presidente della Commissione Affari esteri e comunitari della Camera, e a destra da Antonio Tajani, già presidente dell’Europarlamento. Intervistati dal Giornale, entrambi sottolineano come il governo italiano non debba partecipare a Durban, invitando Bruxelles a fare lo stesso.

Polonia-Israele, lo scontro si aggrava. Nonostante le veementi proteste di Israele e Stati Uniti, il presidente polacco Duda ha approvato la controversa legge che rende praticamente impossibili risarcimenti e restituzioni alle vittime della Shoah e ai loro discendenti per i beni sequestrati durante l’occupazione nazista della Polonia e dal successivo regime comunista. Per questo Israele ha richiamato il suo ambasciatore “per consultazioni a tempo indeterminato”. Inoltre il nuovo ambasciatore in Polonia “che doveva partire presto per Varsavia – ha dichiarato il ministro degli Esteri Lapid – non partirà in questa fase” (Sole 24 Ore). Intanto la maggioranza polacca a guida Diritto e Giustizia è in crisi, racconta Repubblica. Dopo le ennesime leggi liberticide, ora si attende la reazione dell’Ue, che per il momento ha bloccato le prime tranche del Recovery Fund.

Dirsi antifascisti. È veramente così complicato dirsi chiaramente antifascisti in Italia, senza fare alcun tipo di distinguo? È quanto si chiede oggi la Stampa in riferimento alla destra italiana dopo che tre suoi esponenti hanno dimostrato, a vario titolo, il contrario. Dal caso Durigon (sottosegretario della Lega) e il parco da dedicare ad Arnaldo Mussolini, alla proposta di un ex consigliere della Lega a Colleferro di intitolare a Hitler piazzale dei partigiani a Roma. Fino alle parole del candidato sindaco di Milano per il centrodestra, Luca Bernardo, che, a domanda sul caso Durigon, ha replicato: non c’è “nessun male” a definirsi antifascista, però “io non ho definizioni in questo senso: io non distinguo persone tra fascisti e antifascisti. Le persone non le distinguo se non per uomo, donna e persone perbene”. Criticato dal sindaco Sala – “chi non ha il coraggio di dichiararsi antifascista non è degno di guidare la nostra città, Medaglia d’oro della Resistenza” – Bernardo ha ricordato il nonno partigiano, una “lunghissima amicizia con la comunità ebraica”, e aggiunto che “il mio antifascismo è nei fatti, non nelle etichette: nessuno mi può accusare di essere fascista” (Corriere). Libero e Giornale difendono Bernardo, ma non rispondono all’interrogativo de La Stampa: come si fa a non dirsi antifascisti e basta.

Loach espulso dal partito laburista. Il regista Ken Loach ha dichiarato di essere stato espulso dal Labour in quanto fedele all’ala radicale del partito. E ha accusato il leader Keir Starmer di aver avviato una “caccia alle streghe” contro chi è rimasto vicino all’ex segretario Jeremy Corbyn. “Di sinistra radicale, – scrive Repubblica – al regista vengono rimproverate anche controverse dichiarazioni su ebrei e antisemitismo. Posizioni che hanno screditato pure Jeremy Corbyn, già epurato dal suo ex ‘ministro ombra’ Starmer”.

Ricordando Arturo Schwarz. “Un protagonista della cultura che fu storico, saggista e poeta, ma anche trotzkista e surrealista”, così Jean Blanchaert sul Domenicale del Sole 24 Ore ricorda Arturo Schwarz, morto il 23 giugno scorso. “È stato il più grande mecenate dell’arte moderna. – sottolinea Blanchaert – Il Museo d’Israele a Gerusalemme, il Museo d’Arte di Tel Aviv e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, ne sanno qualcosa”.

La Memoria a Borgo San Dalmazzo. Il comune di Borgo San Dalmazzo il prossimo 5 settembre inaugurerà il nuovo museo multimediale sulla Deportazione MEM04345. Un ulteriore passo per ricordare la storia delle vittime deportate proprio dal campo di transito messo in piedi dai nazifascisti nella località piemontese. “È il naturale traguardo di un percorso che il nostro Istituto ha promosso e sostenuto in tutti questi anni in collaborazione col Comune di Borgo San Dalmazzo, a partire dalla ricerca sulle vicende degli ebrei imprigionati nel Campo di concentramento, passando attraverso l’indagine meticolosa di Adriana Muncinelli”, spiega a Repubblica Torino il direttore dell’Istituto Storico della Resistenza di Cuneo, Gigi Garelli.

Daniel Reichel