Il sotterraneo spirito fascista
Bisogna riconoscerlo che ce l’hanno davvero messa tutta, in tutti questi anni, per convincerci che il fascismo è finito, che non è più un movimento e un regime per i nostri tempi. Un Mussolini non tornerà, e non ritornerà Preziosi e non ritornerà Starace, e non ritorneranno le razziste leggi razziali. I tempi sono cambiati. Prima il doppiopetto, poi l’avvicinamento agli ebrei e qualche timido rifiuto dell’antisemitismo, poi baci e abbracci a Israele (che tanto, con tutti i suoi ebrei, è ben lontana dalle nostre coste). Ma mai una vera condanna del regime fascista e del suo pensiero malato.
Hanno cominciato con il cercare di recuperare il salvabile, dicendo che anche il fascismo ha fatto cose buone, e si sono appropriati di iniziative altrui: le pensioni, la bonifica delle terre, l’emancipazione della donna. Si sono dimenticati naturalmente di esaltare l’impegno colonizzatore! Nel frattempo continuavano a coltivare i loro miti malati: il maschio, l’uomo forte e virile, la superiorità della razza, la pistola in fondina, l’idea sovranista, il patriottismo spinto allo sciovinismo, il disprezzo per lo straniero, specie se non candido come la neve, e via dicendo.
La destra fascista si sottoponeva a un rinnovamento di facciata, come per un cambiamento di stagionale di pelle, e nel frattempo dava vita a partitini e formazioni eversive ispirati agli ideali di sempre. Qualche tentativo di colpo di stato, qualche attentato bombarolo, qualche treno che salta in aria con decine di morti, e il gioco era fatto. Da un lato gli eversivi e, dall’altro, i compiaciuti alla finestra in attesa che lo spirito del popolo fosse maturo per un trionfale ritorno ai bei tempi dell’olio di ricino, dei manganelli, delle torture, dei campi di confino e dei campi di sterminio, in stretta collaborazione con l’alleato nazista.
Il cammino del ritorno al fascismo militante, spazzolato e pettinato, è stato più difficile di quanto non si sarebbe creduto e voluto. Contrastato da uno spirito democratico che nel paese non è mai venuto meno. Per fortuna il paese è fatto anche di gente per bene, di gente normale, che vuole vivere in pace, sulla base di leggi giuste e rispettando l’altro, qualsiasi sia il colore della sua pelle e la sua origine. Un paese che vuole rispettare le differenze, perché sulle differenze si è fondata la sua storia.
Malgrado ciò, il sotterraneo spirito fascista ha continuato a operare attirando a sé le simpatie di coloro che temono per l’ordine pubblico, per l’invasione islamica, e per il sovvertimento migratorio: gli spauracchi agitati a ogni piè sospinto dalla propaganda dell’odio, dall’allarme che risuona costante per un inesistente nemico alle porte.
Qualcuno ci dice, rassicurandoci e confortandosi, che il fascismo non ritornerà. Certamente un Mussolini, per fortuna, non si potrà reincarnare, né si reincarneranno i Preziosi e gli Starace. Ma i sintomi della nostalgia fascista ci sono tutti, e ci sono da anni. Una piazza o una strada da intitolare a un gerarca fascista, di qua, un monumento da inaugurare a un altro gerarca fascista, di là, e poi sciovinismo e virilismo e becera propaganda populista a ogni angolo, con lo spettro del nemico alle porte che minaccia di invadere le nostre strade e di violentare le nostre donne, e l’Europa che ci osteggia e ci danneggia, e gli artigli della finanza internazionale che ci stanno agguantando per fagocitarci, e i Protocolli dei Savi Anziani di Sion regolarmente rispolverati da qualche politico stravagante. La finanza è ebraica, naturalmente! Spuntano ovunque, con preoccupante regolarità, i Lannutti, o un Durigon, che propone una ‘Piazza Mussolini’, o l’ignoto che, senza ritegno e senza alcun senso della storia, propone una ‘Piazza Hitler’. Non c’è limite all’impudicizia, che in un paese normale si chiamerebbe vergogna. E la vergogna è che, oggi, il fascismo sotteso ma ben evidente è arrivato a ricoprire cariche governative. Vorrei essere il più chiaro possibile: il fascismo, da alcuni scranni di governo, ci parla, ci propone, ci determina, ci dirige. Se l’ebreo è la spia del pericolo che si fa strada, spetta allora a noi chiedere che dallo spirito fascista il paese si guardi e si tuteli. Per garantire a tutti il diritto a un’esistenza giusta, tranquilla e sicura. Ed è allora dal governo che ci si aspetta una risposta netta e chiara.
Alla fine, si sa, il paese andrà esattamente là dove vuole andare. Ma non si dica che il fascismo è morto. Forse è morto il fascismo storico, ma lo spirito del fascismo è ben vivo nelle menti e nei cuori razzisti di molta gente. E si nutre di ignoranza.
Dario Calimani