Paura, ignoranza, opportunismo

Cosa accomuna i piccoli e grandi campanelli d’allarme sociale che risuonano in questa seconda estate di pandemia? Che cosa spinge alcuni sprovveduti ma influenti nostalgici del fascio a proporre per vie e parchi i nomi dei loro eroi di cartapesta in camicia nera, che si chiamino Giorgio Almirante o Arnaldo Mussolini? Che cosa induce gruppi variegati di no vax e di no pass a sentirsi/definirsi scriteriatamente eredi dei perseguitati razziali senza avvertire nemmeno un po’ di vergogna nel mettere sullo stesso piano situazioni e condizioni così diverse, e invece alcuni loro fanatici colleghi di rifiuto vaccinale a bersi con convinzione le arringhe fasciste loro imposte da attivisti di Forza Nuova e di CasaPound? Che cosa spinge altri manifestanti no vax (e segnatamente Cassandre Fristot, insegnante trentaquattrenne ex-consigliera del Front National) a inalberare un cartello palesemente antisemita durante una protesta a Metz? Di certo motivazioni nello specifico differenti (coltivare gli idoli della propria formazione, colpire l’immaginario con raffronti arditi, farsi trainare da estremisti violenti, dare finalmente sfogo al proprio livore antiebraico), ma nel fondo un medesimo irrazionale impulso di paura e di rifiuto verso una realtà imprevista, sconvolgente che non si è capaci di affrontare, alla quale replicare opportunisticamente facendo appello ai capisaldi delle proprie presunte certezze, da vittime o da disvelatori di complotti. La pandemia sta svolgendo con forza crescente il ruolo di catalizzatore nei confronti di contenuti di opposizione radicale, rifiuto ideologico, pregiudizio culturale e razziale, lotta antisistema che in passato hanno trovato occasioni diverse (economiche, politiche, sociali, culturali) per esprimersi. Il Covid-19, l’accelerata metamorfosi mondiale che la sua multiforme diffusione sta provocando, la crisi planetaria che ne è derivata accentuano come non mai i motivi di dissenso, l’impulso a rafforzare e a diffondere le più radicate e assurde convinzioni proposte quali spiegazioni o rimedi. Così la memoria, per alcuni, dovrebbe omaggiare non più e non tanto i punti di riferimento morali e civili del Paese (come i giudici Falcone e Borsellino) ma i presunti eroi di una nazione “forte”, guida e ispirazione in momenti di difficoltà. Così chi irragionevolmente si sente vittima di provvedimenti sanitari e giuridici stabiliti per il benessere comune subito reagisce con un meccanismo di difesa/opposizione “ad extremum”, assumendo i panni dell’ebreo perseguitato di ottanta anni fa e letteralmente indossando la stella gialla. Così paradossalmente gli stessi ebrei indicati come “vittima modello” vengono considerati da altri i reali macchinatori che hanno creato e diffuso la pandemia per controllare/dominare il mondo: del resto, chi se non gli ebrei aveva a suo tempo diffuso la peste nera? Si sa che per il mondo in tutti gli sconvolgimenti epocali noi piccolissima minoranza finiamo sempre, chissà come, per avere una parte preponderante, e agli occhi dei più costantemente in senso negativo.
Da questo tentativo di confronto e analisi generale di casi recenti potrebbe sembrare che con un certo fatalismo io tenda a sminuire le responsabilità personali degli sciocchi protagonisti di simili atteggiamenti. In realtà credo che chi si fa trascinare da visioni distorte, vittimiste o complottiste che siano, non sia meno colpevole di chi le articola. Appellarsi a personaggi negativi, seguire per istinto o per risentimento un movimento di sterile protesta fine a se stessa, crogiolarsi nella propria ignoranza e nella propria incapacità di capire senza cercare di documentarsi e di comprendere la situazione in cui si vive, scagliarsi contro i bersagli precostituiti affidandosi a immagini preconfezionate di fantomatici complotti mondiali è responsabilità grave e datata. È più condannabile chi all’inizio del XX secolo pubblicò nella Russia zarista i Protocolli de Savi Anziani di Sion o chi raccolse e appoggiò quel nefasto verbo di propaganda prestandogli fede,
diffondendolo, corroborando il male che ne seguì?
David Sorani