Oltremare – Assuefazione

La prima volta era ancora inverno, mi son dovuta vestire apposta per l’evento, pensando a come scoprire la spalla in fretta e senza togliere troppi strati perché chissà che freddo poteva fare nel palazzetto dello sport adibito. E a posteriori ho fatto bene: il palazzetto era in effetti gelido, per un accumularsi di ragioni sanitarie e di abitudine israeliana a inverni brevi nei quali il riscaldamento è una cosa ignota o inutilmente consumista, e quindi mentre fuori il sole scalda anche in pieno febbraio, negli interni si gela senza riuscire a scaldarsi mai. Fuori, stendardi lunghi parecchi metri a segnalare con orgoglio che lì ci si vaccinava, con tanto di slogan e loghi cubitali. La prima volta, eravamo tutti un po’ tesi, c’erano posti in cui a cose fatte si riceveva un caffè caldo, un triangolo di pizza, una scodella di cholent, o una porzione di knafe, a seconda di dove ci si trovava, se a Tel Aviv nord, Tel Aviv sud, Bnei Berak oppure a Jafo. C’erano gran file ordinate e molte postazioni cui esser chiamati secondo l’ordine di arrivo.
La seconda volta è stata una ripetizione della prima: stessa fila fuori, stesso freddo dentro al palazzetto dello sport adibito, stessi stendardi. Già avevo uno strato in meno di vestiario, ma a parte quello nulla di nuovo da riportare.
La terza volta invece, oggi per la precisione, è stata in forte discesa in termini di mobilitazione. Prima di tutto, niente palazzetto dello sport ma una normale stanza nel centro medico nel quale vado per ogni altra visita. Un banale poster formato 70 per 90 scritto “Qui vaccini contro il corona” indicava la stanza in cui entrare. Nessuna coda e anzi, io avevo preso appuntamento e sono arrivata spaccando il minuto, ma nel quarto d’ora di attesa dopo l’iniezione ho visto ben due persone arrivare senza appuntamento e passare senza problema alcuno pochi minuti dopo di me. Essendo ancora estate, il problema di come esporre la spalla non si poneva nemmeno. E nessuno che mi abbia offerto neanche un bicchier d’acqua. Siamo alla noia, ecco, o all’assuefazione. Il prossimo richiamo capace che potremo farlo nel salotto di casa senza togliere gli occhi dall’ultima serie di Netflix.

Daniela Fubini

(23 agosto 2021)