Vertice G7 su Afghanistan, ritiro rimane il 31 agosto
Nonostante le richieste degli alleati europei e le pressioni del Congresso, il presidente Usa Biden ha ribadito che la scadenza per il ritiro americano dall’Afghanistan rimarrà fissata al 31 agosto. Lo ha fatto parlando al G7 e dopo il no talebano a qualsiasi prolungamento. Secondo il Corriere gli Stati Uniti si stanno preparando a qualsiasi evenienza e Biden ha avvertito che il rischio di attacchi terroristici aumenta di giorno in giorno. La decisione di non prolungare la presenza suona, spiegano i quotidiani, come una resa ai talebani, a cui il G7 chiede di “garantire un passaggio sicuro per chi vuole lasciare l’Afghanistan anche dopo il 31 agosto” (Repubblica). Il movimento jihadista – che ha anche incontrato il capo della Cia (Corriere) – non ha dato rassicurazioni e nel frattempo ha bloccato l’arrivo degli afghani all’aeroporto di Kabul – l’unico in funzione -, impedendo loro di fuggire dal paese. La scusa usata dai talebani, scrive Repubblica, è “che nel Paese servono una serie di professionalità”.
Prepararsi all’accoglienza. Uno dei temi centrali del G7 è stato pianificare una road map per gestire il flusso di profughi dall’Afghanistan. L’obiettivo, come dichiarato dalla Merkel ma anche da Draghi, è coinvolgere Russia e Cina nella crisi. Ma anche all’Europa si chiede di fare la propria parte. “L’Italia spinge perché tutti i Paesi Ue si predispongano ad accogliere una parte dei profughi: non credo che l’Occidente dopo 20 anni possa voltare la faccia dall’altra parte. Bisogna attrezzare una risposta nei nostri Paesi per gestire l’ondata di profughi, con una linea comune Ue e risorse aggiuntive”, afferma a La Stampa la viceministra agli Esteri Marina Sereni. Sul Corriere viene presentata la mappa dell’accoglienza in Italia per i 2.659 cittadini afghani arrivati fino ad oggi nel paese. Tra chi ha dato disponibilità ad accogliere alcuni profughi, anche la Comunità ebraica di Firenze. “Abbiamo dato massima disponibilità al Comune per fare la nostra parte”, spiega il presidente della Comunità Enrico Fink (Nazione Firenze). Su Repubblica, la testimonianza di Amina, collaboratrice di una ong italiana, portata in salvo a Roma da Kabul. “Grazie di tutto, Italia ora ricomincio da qui”, le sue parole.
Terze dosi. Il Corriere racconta la scommessa del Premier israeliano Naftali Bennett di evitare una nuova chiusura nazionale al paese, investendo in particolare nella terza dose. In Israele da ieri è possibile prendere l’appuntamento dai 30 anni in su per riceverla, mentre la maggioranza degli over 60 l’ha già ricevuta. Le scelte di Bennet, afferma il Corriere, “sembrano funzionare, dopo il picco i nuovi contagiati sono stabili e cominciano a scendere. I ricoverati in condizioni gravi sono al momento 678, i dirigenti degli ospedali spiegano però di essere in affanno e stanno riducendo le operazioni al di fuori del Covid-19. Al più presto il governo vorrebbe estendere le vaccinazioni ai minori di 12 anni (nella popolazione adulta resta un milione di persone che si rifiuta)”. Per raccontare la situazione israeliana sul fronte covid, La Verità e il Fatto usano invece toni allarmistici, mentre Sergio Harari sul Corriere riflette sugli scenari che ci aspettano, tra convivenza con il virus e obblighi vaccinali. “Infezione e sintomi, i vaccini servono su tutti i fronti” ricorda il Foglio.
Il destino di Durigon. Rispetto alla politica italiana, sui giornali si parla dello scontro tra il leader Pd Letta e il capo della Lega Salvini andato in scena al meeting di Rimini. Le fratture sono in particolare sui casi Lamorgese e Durigon. Salvini ha sostenuto che la ministra dell’Interno deve essere cambiata perché non avrebbe ottenuto risultati. Letta che il secondo deve essere mandato via dopo la sua uscita sull’intitolazione di un parco a Mussolini. Per il momento sembra, riporta Repubblica, che il sottosegretario leghista dovrà effettivamente fare un passo indietro. “Le dimissioni – scrive il quotidiano – sono uno spettro più che consistente, che eviterebbe le lacerazioni della maggioranza e il clamore mediatico di un voto alla mozione di censura già annunciata da Pd, M5S e Leu”. “La Lega è antifascista e non intitola parchi ai Mussolini”, dice, sempre a Repubblica, l’assessore leghista della giunta Zaia Roberto Marcato. Sul Giornale invece si plaude alla scelta del sindaco di Sormano, nel comasco, che dichiara di non voler modificare il nome di un pianeta dedicata ad Arnaldo Mussolini nel 1932.
Daniel Reichel