Libertà ed eversione

Le aggressioni contro l’infettivologo Matteo Bassetti e il giornalista Francesco Giovannetti hanno messo in evidenza, se ce n’era ancora bisogno, la natura eversiva con forti componenti delinquenziali del movimento no vax.
Ma bisogna anche dire che l’espansione di questo movimento eversivo è aiutata da una errata concezione della libertà che sembra aver coinvolto gran parte, se non tutte, delle forze politiche italiane. Ne è la prova la dichiarazione del ministero dell’Interno, immediatamente dopo le due aggressioni, nella quale si riaffermava la “piena libertà di manifestazione”. Ma si direbbe la stessa cosa di fronte a una manifestazione pubblica della camorra o della mafia? E si ritiene davvero che il movimento no vax – che mette a rischio la salute e la vita di milioni di persone – sia meno pericoloso e meno eversivo di quella che viene definita “criminalità organizzata”? In realtà non si è capito che l’essenza dell’idea di libertà che caratterizza i no vax si riassume nel motto “me ne frego”. Un motto che noi italiani dovremmo conoscere molto bene e che se è stato una delle insegne ufficiali del fascismo ha caratterizzato anche, in filigrana, l’intera storia politica e culturale del nostro Paese.
Una volta di più si contrappongono due diverse concezioni della libertà: quella di Giuseppe Prezzolini, che all’inizio degli anni Venti del Novecento voleva costituire la Società degli Apoti, la società di “coloro che non la bevono”, e quella di Piero Gobetti che gli rispondeva che davanti al fascismo trionfante avrebbe voluto non la Società degli Apoti ma la Compagnia della morte. Gli Apoti di oggi sono i no vax, quelli che non la bevono, che la sanno lunga, che se ne fregano della scienza e della sua lunga e faticosa lotta per migliorare le condizioni del genere umano. Ma per i politici di oggi Piero Gobetti è, tutt’al più, il nome di una strada.

Valentino Baldacci