Draghi e il sì all’obbligo vaccinale
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi, in una conferenza stampa incentrata sul piano vaccini, Green Pass, riapertura delle scuole, ha aperto alla possibilità di introdurre l’obbligo vaccinale per il Covid-19. Questo, dopo che le agenzie del farmaco europea e italiana classificheranno il vaccino contro il virus come farmaco ordinario. Il sì di Draghi all’introduzione dell’obbligo apre le prime pagine dei principali quotidiani, che riportano le diverse risposte del Premier in conferenza stampa e le loro ricadute politiche. Tra queste, il tema dell’estensione del Green pass ad altre categorie rispetto a quelle attuali: “Il punto non è il se, ma il quando e per chi – le parole di Draghi -. Il ministro Speranza e io ne stiamo discutendo, l’orientamento è che l’uso del green pass verrà esteso. Faremo una cabina di regia come ha chiesto il senatore Salvini, ma la direzione di marcia è quella”. Proprio dal leader della Lega arrivano nuove contestazioni rispetto all’obbligo del Green Pass, ma, riporta Repubblica, alcuni presidenti di Regione del partito non sarebbero d’accordo. Anzi, “confidano nella immunizzazione di massa per uscire dalla pandemia e far ripartire gli affari”.
Un appello in questo senso è stato rilanciato da Draghi agli italiani: “Ribadisco l’invito a vaccinarsi, un atto verso sé stessi e gli altri”. Secondo il Premier sarà raggiunto l’obiettivo a fine settembre di vaccinare l’80% della popolazione e presto potrebbe essere introdotta anche la terza dose per le fasce più fragili.
In merito agli attacchi no vax di questi giorni, il Premier ha espresso “solidarietà piena a tutti coloro che sono stati oggetto di violenza da parte dei no vax, una violenza particolarmente odiosa e vigliacca quando fatta nei confronti di chi fa informazione e di chi è in prima linea a combattere la pandemia”.
Accoglienza profughi, sfida europea. Un vertice Draghi-Macron per “dare un’accelerazione alla difesa comune europea e tentare di contenere gli effetti della crisi afghana, a cominciare dai flussi migratori”. Così Repubblica descrive l’incontro tra il Presidente francese e il capo del governo italiano a Marsiglia. In cima all’agenda, il tema Afghanistan e l’accoglienza dei profughi. “L’Europa deve organizzarsi, nessuno ha strategie chiare né mappe, tutti stanno parlando e riflettendo”, il commento di Draghi a riguardo, che secondo la Stampa, auspica ancora di organizzare un G20 sotto presidenza italiana dedicato alla crisi afghana. Per il Presidente del Parlamento Ue David Sassoli, intervistato da Repubblica, sarà inevitabile dialogare con i talebani, almeno per quanto riguarda la protezione dei profughi. “Se vogliamo costruire corridoi umanitari, c’è bisogno del consenso del nuovo governo di Kabul. Noi in Afghanistan non ci siamo più”, la spiegazione di Sassoli, che però definisce prematura la possibilità che dall’Europa arrivi un riconoscimento al potere talebano.
G20 delle religioni. “Time of Heal”, Il tempo della guarigione, è il titolo del G20 Interfaith Forum che prenderà il via il prossimo 12 settembre (fino al 14) a Bologna. Il Forum ospiterà 200 delegati, 50 alte cariche religiose, 94 tra politici e diplomatici in rappresentanza di 70 Paesi e 160 speaker per 32 sessioni di lavoro. Tra loro, il Presidente Draghi – a cui sarà affidata la chiusura assieme al cardinale e arcivescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi -, il presidente del Congresso ebraico mondiale, Ronald S. Lauder, il presidente dell’Europarlamento Sassoli, Abdel Salam dell’Alto Comitato per la fratellanza umana di Abu Dhabi. Durante il forum, si parlerà anche della crisi afghana. “Si tratta di una guerra nata vent’anni fa dopo un avvenimento ispirato a una visione religiosa estremistica – le parole riportate da Avvenire del rabbino capo di Roma, rav Riccardo Di Segni -. I grandi conflitti del secolo scorso non erano di tipo religioso, mentre questo millennio nasce sotto la bandiera dei conflitti religiosi. L’evoluzione di questa guerra ci impone responsabilità. Ho una lunga esperienza di questo tema, ci sono stati tanti risultati positivi ma anche tante parole inutili. Occorre sgombrare il campo dalla retorica. I problemi ci sono e richiedono buona volontà. Non basta sedersi attorno a un tavolo”.
Tra le liste dei candidati. Scade domani la possibilità di presentare le liste per le prossime amministrative che coinvolgono tutta Italia. Domani fa una lista dei candidati che considera tra i più improbabili, in cui inserisce il leghista Max Bastoni, perché “da anni funge da ponte tra il partito lombardo e il movimento neofascista Lealtà e azione. “Non solo, Bastoni è spesso ospite degli eventi del gruppo, ma il suo comitato elettorale ha sede in un edificio di via Pareto che da lungo tempo ospita gruppi dell’estrema destra milanese e dove oggi ha una sua sede pro- prio Lealtà e azione”. Proprio sulla candidatura di Bastoni – che al Corriere aveva detto che l’antifascismo è una “questione superata” – c’è uno scontro a Milano, con il sindaco Sala che ha chiesto al candidato del centrodestra Bernardo di non accettare che “un suo importante esponente solleciti i voti dei fascisti” (Avvenire Milano). A proposito di centrodestra, il Giornale Milano segnala invece che “tra gli esponenti della comunità ebraica in corsa con il centrodestra c’è Rebecca Arippol, quarto nome nella lista civica del candidato sindaco Luca Bernardo”. Tornando a Domani, si segnala come anche a Trieste e Roma, in quota Fratelli d’Italia, siano stati candidati esponenti legati al neofascismo locale.
Daniel Reichel