MEMO4345,
tra deportazione e salvezza

“MEMO4345 è un tempo per fermarsi a pensare e guardare se stessi nello specchio della storia”: questo il profondo obiettivo perseguito dal percorso conoscitivo e didattico inaugurato nelle scorse ore davanti al Memoriale della Deportazione di Borgo San Dalmazzo, a ripercorrere le vicende degli ebrei mitteleuropei transitati in queste valli durante la guerra. È la continuazione naturale e concretamente formativa (ospitata nella appena restaurata ex-Chiesa di S. Anna) di un progetto iniziato nel 2006 con la creazione del monumento-memoriale arricchito dalla concreta presenza di alcuni vagoni merci del periodo della deportazione e proseguito con la pubblicazione della colossale ricerca di A. Muncinelli ed E. Fallo “Oltre il nome. Storia degli ebrei stranieri deportati dal campo di concentramento di Borgo San Dalmazzo” (Le Château, 2016). Anima dell’intero itinerario è la storica Adriana Muncinelli, che alla pluriennale e accuratissima ricerca documentaria (alimentata da personale empatia verso le storie familiari dei circa mille ebrei giunti nella zona dal domicilio coatto di St. Martin Vésubie) aggiunge la competenza analitica e pedagogica capace di dare qualcosa di più a questo luogo, trasformandolo da centro museale a spazio di riflessione e maturazione civile.
Il percorso inaugurato ieri e tutto il progetto di cui è parte sono stati realizzati grazie all’apporto convinto e continuo dell’amministrazione comunale di Borgo San Dalmazzo, esempio raro di struttura politica consapevole del ruolo centrale della memoria nella formazione dei giovani. Per la costruzione di un programma di ampio respiro, che chiama in gioco la storia e la società di tutto il cuneese, fondamentale è stato naturalmente anche il contributo della Provincia, dell’Istituto provinciale per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea, come quello della Cassa di Risparmio di Cuneo e degli enti locali di promozione turistica. Profonda unità di intenti documentari ed educativi, proiettati in particolar modo sulle giovani generazioni, è emersa – durante l’inaugurazione – dagli interventi del sindaco di Borgo Gian Paolo Beretta, del vice sindaco e assessore alla Cultura Roberta Robbione, del presidente della Provincia di Cuneo Federico Borgna, del presidente dell’Istituto Storico della Resistenza di Cuneo Sergio Soave. Questo itinerario formativo si rivela dunque anche come un prodotto collettivo della comunità locale, come una sorta di sentita restituzione della popolazione alla memoria dei protagonisti delle storie di deportazione e di salvezza vissute in queste valli: i 357 deportati a Drancy e poi ad Auschwitz, i più di quattrocento salvati, le tante persone comuni ma straordinarie (i Giusti) che, a partire da don Raimondo Viale e don Francesco Brondello, hanno portato il loro fondamentale aiuto a chi era implacabilmente braccato.
Per dare un’idea del contenuto e della scansione di MEMO4345 riporto le tappe, i temi, le domande del percorso dedicato agli ebrei stranieri giunti a Borgo e alla loro sorte, così come compaiono nell’efficacissimo dépliant di presentazione:
1. Perché? Quando? Da dove sono partiti? – Luoghi di origine, contesti ideologici, partenze, percorsi di fuga, flussi.
2. Come mai sono arrivati proprio qui? – L’occupazione tedesca del sud della Francia e l’imprevedibile anomalia italiana.
3. Quale fu la loro sorte? Quanti erano? Chi erano? – In Italia attraverso le Alpi: sollievo, paura, internati, deportati, salvati.
4. L’angolo delle storie. – Otto racconti di Shoah…quante vite stanno in questa Storia?
5. Come è potuto accadere? – Il terreno favorevole al male, il crescere della gramigna, i segnali di pericolo.
6. La Shoah era inevitabile? È irripetibile? – Riflessioni sulla genesi della Shoah, sulla libertà e sulla responsabilità.
7. La storia siamo noi? – L’esempio dei Giusti, i Giusti e la Storia, i Giusti e le storie, i Giusti e noi.
Come si vede, è un filo coinvolgente e problematico quello costruito da Adriana Muncinelli pensando a tutti i potenziali visitatori ma sopratutto agli studenti; un ordito teso a spingere i giovani alla domanda, alla riflessione, alla problematizzazione, alla responsabilizzazione. E in tutto questo i confronti con le diverse ma analoghe situazioni proposte dall’immigrazione dei nostri giorni sono certo fondamentali (anche oggi le fughe dalla violenza, anche oggi la ricerca di rifugio, anche oggi il pregiudizio e il razzismo: possono portare a conseguenze simili?). Tutta la scansione di queste storie familiari e personali è inoltre inserita nel contesto della grande Storia a partire dalla fine dell’Ottocento, per suggerire contesti e dimensioni di fondo.
Una iniziativa pilota e modello, possiamo dire; un modo esemplare di fare storia, memoria, formazione civile a livello collettivo.
A rappresentare il mondo ebraico, erano presenti all’inaugurazione il presidente della Comunità ebraica di Torino e del Meis Dario Disegni e la delegata della sezione di Cuneo Mirella Foà Cavaglion, accanto a diversi iscritti alla Comunità torinese.
David Sorani
(6 settembre 2021)