Oltremare – Dolce e amaro

In ebraico si usa un’espressione, per descrivere la complessità o gli estremi inclusi nella vita stessa: “Ha-dvash ve ha-oketz”, cioè il miele e la puntura dell’ape, due cose che possono essere presenti contemporaneamente, la seconda causata dalla prima. Per rovinare la poesia dell’immagine potrei dire che in italiano diremmo “l’hai voluta la bicicletta? e allora pedala!” ma il concetto non è del tutto coincidente perché non è per nulla detto che per godersi il dolce del miele ci si debba per forza far pungere dall’ape: l’ape la si può seminare, correndo molto veloci o – a voler esser saggi – trovando il modo di proteggersi. E se la dolcezza e il dolore sono due cose che si devono mettere in conto quando ci si accinge a vivere un nuovo anno, nella speranza che il dolore sarà presente solo come ricordo si mangiano cose anche eccessivamente dolci, e perfino la benedizione sul pane a inizio pasto non la si fa usando il sale, ma il miele. O il silan, miele di datteri, come nel mio caso. Ma non importa, l’essenziale è il dolce, che può anche essere semplice zucchero.
In Israele ci siamo svegliati stamattina presto, vigilia di giorno di festa, con un “oketz” piuttosto fastidioso. Una cosa che alla radio viene definita un “evento legato alla sicurezza”, nello specifico la sicurezza di tutti, trattandosi dell’evasione di terroristi che nel passato hanno portato al successo attentati costati la vita a israeliani. E si sono risvegliati in tutti echi difficili da dimenticare, quelli dei molti, troppi attentati di inizio millennio. Ecco un dolore, del tutto imprevisto e fastidioso, che sarà bene lasciarci indietro nell’anno vecchio. In quello nuovo, speriamo di avere più dolce che amaro, di contare le buone e non le cattive notizie, e di poter indulgere nel miele o nelle sue alternative senza temere punture di api dentro o fuori di ogni metafora.

Daniela Fubini

(6 settembre 2021)