Durban

La buona notizia della settimana è che l’Italia – seguendo l’esempio dei maggiori Paesi occidentali – non parteciperà alla Conferenza “contro il razzismo” promossa dall’Unesco. In realtà questa conferenza, che si terrà per la quarta volta, nell’occasione con sede a New York, si è caratterizzata fin dal suo sorgere nel 2001 con sede a Durban, da cui ha preso il nome con il quale è stata anche in seguito denominata, più che per le iniziative contro il razzismo, per una violenta campagna contro Israele, contro il quale sono stati scagliati gli epiteti più ingiuriosi.
Fiamma Nirenstein, che partecipò nel 2001 come giornalista alla prima conferenza di Durban, raccontò il clima della riunione nella quale si giunse fino a una vera e propria caccia all’israeliano e dove venne distribuito ogni genere di materiale antisemita, compresi i famigerati “Protocolli dei Savi Anziani di Sion”. Da allora le cose non si sono sostanzialmente modificate e le due edizioni successive della conferenza, tenute a Ginevra e a New York, hanno continuato a porre in cima alle loro iniziative la propaganda contro Israele, oggetto delle ingiurie che sono il pane quotidiano delle organizzazioni più estremistiche.
Ma il problema è costituito dal fatto che, in questo caso, le accuse infamanti di razzismo e di pratica dell’apartheid vengono non da questa o da quella organizzazione propalestinese ma da un soggetto che dovrebbe essere l’espressione di una condivisione culturale universale. Viceversa l’Unesco si è costantemente caratterizzata, a partire dagli anni ’70 del Novecento, per un uso strumentale della sua funzione che portò addirittura nel 1975 a formulare contro Israele l’accusa di razzismo, un’accusa che fu fatta cadere nel 1991 ma che di fatto è rimasta uno dei fili conduttori delle iniziative dell’Unesco.
Bene ha fatto quindi il Governo italiano a dissociarsi e a decidere di non partecipare a questa iniziativa propagandistica antiisraeliana. Resta in ogni caso in piedi il problema di un’organizzazione che dovrebbe essere universalistica e che viene invece usata per fini di parte.

Valentino Baldacci

(17 settembre 2021)