Strage in sinagoga,
sventato l’attacco
Sventato all’ultimo un possibile attacco contro la sinagoga di Hagen in Germania. Quattro i fermati, tra cui un sedicenne di origine siriana che materialmente avrebbe dovuto compiere l’attentato. L’idea era di colpire durante lo Yom Kippur. “Di nuovo – scrive Repubblica – un terrorista avrebbe voluto macchiare di sangue la più sacra festa degli ebrei. Non un neonazista, come due anni fa a Halle: stavolta è stato un fondamentalista islamico ad aver tolto il sonno alla Germania nella notte di mercoledì. E la tragedia è stata sventata per un pelo”. Determinante, a quanto pare, il ruolo di alcuni agenti stranieri che sarebbero riusciti a comunicare alla Germania “l’esatta identità dell’attentatore, il luogo e l’ora dell’attacco”. Ai colleghi tedeschi, si legge, “non era mai saltato agli occhi”.
Preoccupa un certo clima d’odio mai sopito. Avvenire ricorda infatti come lo scorso maggio, in occasione delle tensioni con Gaza, numerose manifestazioni siano state caratterizzate da “bandiere israeliane incendiate e pietre lanciate contro le sinagoghe”.
Le notizie relative ad Hagen non trovano in genere molto spazio sulla stampa italiana. E quando accade non sempre nel modo giusto. Domani, ad esempio, parla nel titolo di semplici “minacce alla sinagoga”.
La vicenda relativa al piccolo Eitan Biran ancora in risalto sui principali quotidiani. L’attenzione si concentra sull’imminente arrivo in Israele della zia tutrice, sui prossimi step giudiziari e sulla spaccatura, che appare ormai insanabile, tra i due rami familiari. Oltre che sulle mancanze in termini di controllo che hanno permesso al nonno materno di compiere quello che, per la procura di Pavia, sarebbe un “sequestro aggravato di persona”. Nel merito si esprime anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: “La Farnesina – dice in una intervista con Repubblica – sta seguendo con la massima attenzione il caso. Lo stiamo facendo in raccordo con la nostra ambasciata a Tel Aviv e con le altre amministrazioni competenti”. Nell’interesse del minore, aggiunge il ministro, “abbiamo richiesto la collaborazione delle autorità di Israele: ci attendiamo piena cooperazione”.
Trenta sindaci da tutto il mondo hanno stretto ieri a Budapest un patto anti-sovranismo. A coordinare questo impegno il primo cittadino di Firenze Dario Nardella. Nel documento, scrive il Corriere, “i sindaci si impegnano a: costruire una rete per combattere la corruzione, il razzismo e il nazionalismo populista; battersi per elezioni libere ed eque; protestare contro le violazioni dei diritti umani, la xenofobia, l’antisemitismo, l’antifemminismo, il razzismo, l’islamofobia, le azioni anti Lgbtqi”.
L’Osservatore Romano riporta la trascrizione integrale del confronto tra stampa e papa sul volo di ritorno dall’ultimo viaggio in Est Europa. Tra i temi toccati, ispirato da un messaggio inviato dalla scrittrice e Testimone Edith Bruck, l’antisemitismo. “È alla moda adesso, sta risorgendo. È una cosa brutta, brutta, brutta” le parole di Bergoglio. Il quotidiano della Santa Sede segnala anche il primo anniversario degli Accordi di Abramo, evidenziando i tanti cambiamenti tangibili che sono seguiti: “Dall’avvio di voli diretti tra le rispettive capitali all’apertura delle ambasciate fino alla firma di accordi commerciali e l’apertura di uffici in molteplici settori”.
Perquisizioni, a Torino e provincia, nei confronti di sei simpatizzanti del nazismo indagati con l’accusa di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa. Nelle loro abitazioni, racconta La Stampa, “cimeli della seconda guerra mondiale come elmetti tedeschi e fez della milizia fascista, timbri con l’aquila nazista; e poi bandiere con svastica, delle SS, cartoline con le immagini di Hitler e del Duce”.
Sulla Stampa Gabriele Romagnoli propone una riflessione su “fucilate verbali e pallottole vere”, ispirata al caso dell’assessore leghista di Voghera e sulle parole malate di un suo collega che in una chat istituzionale, con riferimento ai migranti, aveva scritto: “Finché non si comincerà a sparare sarà sempre peggio”. Romagnoli ricorda la storia della scrittrice polacca Zofia Kossak, fortemente nazionalista e antisemita, ma che al tempo delle persecuzioni si spese per salvare migliaia di vite umane. “Le sue sì, furono ‘solo parole’, seguite da atti contrari e volti al bene. Alle sparate verbali nella chat – si legge – è seguito invece uno sparo”.
Su Avvenire Massimo Giuliani presenta due saggi di recente uscita, entrambi pubblicati da Giuntina: L’ebreo in bilico, di Dario Calimani; e Un grido vero. Riflessioni su Primo Levi, di Luca De Angelis. Due libri molto diversi ma che, si evidenzia, “confermano che ricordare non è un lusso, semmai un lusso è dimenticare, ma non ce lo possiamo permettere”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(17 settembre 2021)