Padova ebraica, identità viva

Per le celebrazioni di Kippur – complici le norme anticovid – diverse comunità italiane non hanno potuto utilizzare le sinagoghe, inadatte a ospitare un numero troppo alto di persone in sicurezza. Si sono ideate diverse soluzioni, sono stati affittati spazi alternativi. A Padova per il secondo anno consecutivo la comunità ha deciso di aprire alle funzioni la sinagoga tedesca, oltre alla tradizionale sinagoga di rito italiano. Si tratta in questo caso di un atto simbolico di un certo rilievo. Sì, perché la sinagoga tedesca venne bruciata dai fascisti nel maggio 1943 e andò quasi completamente distrutta. I suoi arredi nel dopoguerra sono stati in gran parte trasferiti in Israele; fra questi l’imponente Aron haKodesh che ora è collocato nella sinagoga di Yad Eliahu a Tel Aviv. Negli anni ’90 la comunità ha compiuto un grande sforzo economico per restaurare l’edificio, che è stato restituito alla città in tutta la sua bellezza diventando una sala conferenze. Che fu un bene dal punto di vista urbanistico, ma certamente svuotò un po’ di significato quelle storiche mura (che peraltro in precedenza erano state utilizzate più prosaicamente come garage…). Poi, nel 2015, l’intera comunità decise di impegnarsi a fondo per trasformare quel luogo in quello che è diventato il Museo della Padova Ebraica (bellissimo!). Fra le più importanti decisioni prese in merito all’allestimento ci fu quella di investire per realizzare una gigantografia dell’Aron haKodesh, restituendo un senso spaziale all’aula del tempio che aveva sentito risuonare le melodie della tradizione nei secoli precedenti la guerra. L’idea è stata quella di realizzare un museo “vivo”, che desse l’idea di una comunità integrata con la vita della città e suo elemento inscindibile. Ma pur sempre un museo. La decisione di conferire nuovamente a quel luogo la funzione originaria di sinagoga, almeno per un momento nel corso dell’anno, assume così un significato speciale. È il segno di una comunità viva, che benché di dimensioni ridotte è in grado di organizzare due funzioni in due sinagoghe nello stesso giorno, facendo risuonare il suono dello shofar e restituendo vita a quegli oggetti della ritualità che durante l’anno sono oggetto degli sguardi curiosi dei visitatori. Alle porte, fra pochi giorni, è in preparazione la Giornata Europea della Cultura Ebraica. Padova ne è quest’anno capofila, e il modo in cui quella comunità interpreta l’utilizzo dei suoi spazi rappresenta in quel contesto un messaggio sia culturale che politico. L’idea è che quella giornata veda al centro un ebraismo che è vivo, e che sa proporsi con i suoi tesori artistici come componente essenziale della civiltà europea, da coltivare e da salvaguardare.

Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC

(17 settembre 2021)