Sukkot, uniti nella fragilità
Due Mizvot, spiegava su queste pagine rav Giuseppe Momigliano, caratterizzano la festa di Sukkot, che inizia il 15 di Tishri (nel calendario civile corrisponde quest’anno al 21 settembre). Una è “la ‘yeshivat Sukkah’, che è il comandamento di risiedere nella capanna, in ricordo delle capanne in cui Il Signore fece dimorare il popolo d’Israele nel deserto, come insegna il testo della Torah ( Lev. 23,43), secondo la spiegazione di R. Akivà, oppure in memoria delle ‘nubi della gloria divina’ che accompagnavano e guidavano il popolo nel deserto, secondo l’interpretazione di R.Elazar (Talmud B. Sukkah 11b)”. La seconda mitvah, ricordava il rav, è la “netilat lulav: “le quattro specie composte da un ramo di palma, due di salice, tre di mirto e un frutto del cedro, che si prendono e si scuotono in tutte le direzioni, riconoscendo la sovranità di D.O su tutto l’universo ed invocando benedizione e prosperità su tutta la terra”.
In occasione della festa, si costruisce dunque la sukkah all’aperto, seguendo regole molto precise: deve avere almeno tre lati e un tetto fatto di materiale vegetale staccato da terra e dal quale si possano comunque vedere le stelle. La sukkah diventa la casa provvisoria dove si devono almeno consumare i pasti. Come sottolineava rav Benedetto Carucci Viterbi, si tratta di un “paradosso di un esilio ciclico da casa propria. Per non abituarsi troppo alla stanzialità”.
“Mi piace ricordare come la Mitzvah della Sukkah, – ricordava ancora rav Momigliano – attraverso l’immagine di una dimora fragile e provvisoria in cui ci si ritrova tuttavia con gioia e con fiducia nella protezione del Signore, rappresenti particolarmente la storia del popolo ebraico nella diaspora; le quattro specie, i rami verdeggianti e un frutto di bell’aspetto e dal piacevole profumo, ci ricordano che Sukkot è anche la festa di conclusione del raccolto – Chag ha-Asif (Esodo 23,16), quindi ci rimandano alla realtà del popolo ebraico stabilito nella terra d’Israele, che rende fiorente e prosperosa con l’aiuto di D.O. Possiamo dire che, attraverso le quattro specie del Lulav, gli ebrei della diaspora rinnovano il loro legame ideale con la Terra d’Israele, con la Sukkah, gli ebrei d’Israele ricordano la storia dei loro padri, dal deserto fino a tutte le successive dispersioni del popolo. Le due Mizvot sono osservate insieme, con amore di D.O e con gioia, tanto in Israele che in tutte le comunità ebraiche della diaspora, simboleggiando e rinnovando l’unità di tutto il popolo ebraico”.
Un interessante viaggio negli usi e costumi legati a Sukkot è riproposto dalla Biblioteca Nazionale d’Israele. Da fotografie e illustrazioni che immortalano le celebrazioni in diversi periodi storici, a manoscritti e libri di preghiera usati nel corso dei secoli, fino a registrazioni di canzoni dedicate a Sukkot, molto il materiale d’archivio da consultare alla vigilia della festa.