“Tra Israele ed ebrei Usa
una relazione da ridisegnare”

Una relazione da ridisegnare. Ha usato quest’espressione Naftali Bennett nel suo primo confronto, da premier d’Israele, con i leader e rappresentanti dell’ebraismo americano incontrati a New York a margine del suo intervento alle Nazioni Unite. Un rapporto strategico fondamentale, ma non sempre idilliaco, quello tra governo di Gerusalemme ed ebraismo Usa. Almeno in alcune sue componenti che al passato Primo ministro avevano rimproverato l’apertura di credito, pressoché totale, nei confronti di una figura ingombrante come Donald Trump (il voto ebraico americano è in genere orientato verso il Partito democratico). A pesare anche alcune divergenze su questioni di politica interna ed estera.
Senza mai menzionare Netanyahu, il suo successore ha sostenuto l’importanza di un dialogo aperto e franco. “Ciò non significa che saremo d’accordo su tutto. È però essenziale che ci si parli e ascolti reciprocamente”, il suo messaggio.
Un messaggio anche per lo storico alleato, la Casa Bianca. Sulla questione del nucleare iraniano al centro in questi mesi di una complessa partita diplomatica che mette in gioco anche l’amministrazione Biden, Bennett ha assicurato che “non esternalizzeremo con nessuno, neanche con i nostri migliori amici, tutto quello che ha a che fare con la sicurezza”.
Venendo al rapporto con gli ebrei Usa, Bennett ha prospettato l’inizio di una nuova era. Sostenendo ad esempio che Israele possa fare a meno del tradizionale filantropismo ebraico-americano. Uno slancio decisivo negli anni della crescita e sviluppo, ma oggi forse superato dalla crescente prosperità acquisita nel tempo dalla Start-up Nation. “Per il momento siamo ok” ha affermato nel merito Bennett, facendo riferimento ai successi conseguiti da Israele in ambito economico e tecnologico. I giornali riferiscono di un’accoglienza piuttosto calorosa. Con Bennett, nato ad Haifa da una coppia di ebrei americani che hanno fatto l’Aliyah negli Anni Sessanta, che è apparso più emozionato del solito. “Vorrei – le sue parole – che mia madre fosse qui”.