Terra e tempo
La storia dell’umanità è il racconto di un costante mutamento. L’idea stessa di uomo si lega a quella della trasformazione, sia quella sua propria che dell’ambiente nel quale vive. Se nel passato tutto ciò avveniva in un tempo che a noi – con uno sguardo retrospettivo – pare incredibilmente lungo, stratificandosi quindi in lenti passi, di cui spesso non si aveva neanche una piena cognizione nel momento in cui venivano compiuti, oggi invece tutto sembra essere tanto accelerato quanto radicalizzato. Il nostro mutamento, infatti, è il risultato sia di una straordinaria velocizzazione di modi, criteri e durata delle singole trasformazioni, sia di un fenomeno cumulativo, che le rende non solo tra di loro sommate ma significativamente amplificate e interagenti negli effetti che producono. Le stesse nozioni di spazio e di tempo, due categorie fondamentali nell’esperienza della vita umana, quindi due coordinate che ci orientano, stanno subendo cambiamenti rilevanti, soprattutto ad opera dei processi di informatizzazione e digitalizzazione. Per capirci, ciò che muta di esse non è l’elemento fisico, materiale ma la percezione che comunemente se ne condivide: tutto molto più contratto ma anche maggiormente astratto. Un mondo che si vuole globalizzato deve quindi confrontarsi con il destino dei territori e di coloro che li abitano. In quanto il nodo critico delle trasformazioni riguarda sempre e comunque le grandi collettività. Se le élite possono garantirsi condizioni di privilegio, in genere godendo direttamente dei benefici del mutamento, molto diversa è la condizione delle società che debbono invece confrontarsi con ciò che ne mette in discussione presupposti e sicurezze, avendo per sé risorse ed opportunità limitate. La globalizzazione è quindi anche un’onda lunga, che nel mentre apre nuovi orizzonti ne chiude altri. Genera speranze ma può al medesimo tempo alimentare paure. Oggi sono soprattutto le seconde che paiono prevalere in una parte rilevante della popolazione. I territori sono quindi sottoposti alla forza tellurica delle trasformazioni. Come tali, cercano di dare risposte ai propri bisogni utilizzando gli strumenti che hanno a propria disposizione. Sfide come i processi migratori, le delocalizzazioni produttive, l’estrema mobilità della finanza e quant’altro, nel lungo periodo incidono sui modi in cui le persone vivono se stesse ed i legami con i propri simili. Ingenerano molto spesso insicurezza e bisogno di una qualche risposta di rassicurazione. Sollecitano la necessità di essere protetti. Se i vecchi nazionalismi dei due secoli trascorsi non sono più riproponibili, tuttavia riemergono forme e modi di identificazione con lo spazio di appartenenza, a partire dai sovranismi e dai populismi, che sono entrati a fare parte della politica contemporanea. La politica, per parte sua, registra le difficoltà che accompagnano le democrazie a sviluppo avanzato, mentre la cittadinanza repubblicana, basata sul patriottismo civile e costituzionale, deve confrontarsi con i mutamenti introdotti dalle grande trasformazioni economiche e sociali. Un fenomeno che si ripropone come una sorta di ombra preoccupante del nostro presente è sia la persistenza dei razzismi che il riaffermarsi dell’antisemitismo. L’una e l’altra cosa risultano ancora più inquietanti se ad esserne investita è l’Europa, già teatro dello sterminio delle comunità ebraiche durante il XX secolo. Se non è vero che la storia sia destinata a ripetersi è tuttavia plausibile che laddove le società risultino in difficoltà possano determinarsi fenomeni di regressione collettiva, che ripetono aspetti di quanto è già stato. Non si mai immunizzati a sufficienza rispetto alle tentazioni autoritarie. Come interpretare l’insieme di questi processi, riconducendoli ad un quadro unitario? Qual è un possibile filo del discorso che permetta di identificare e condividere dei significati comprensibili rispetto ad un orizzonte collettivo di trasformazioni che spesso crea più timori di quante siano le speranze che riesce al alimentare? Quanto possono ancora servire, e cosa posso valere, parole chiave come «patria», «nazione», «identità» ma anche «tradizione», «confini» e altre ancora in una società mondiale dove all’esistenza materiale di ogni giorno si affiancano la forza e il potere crescenti della digitalizzazione? Ed in tutto ciò, qual è “il posto degli ebrei”, ovvero i ruoli che gli possono appartenere in un mondo che cambia? Ne intendiamo parlare senza preconcetti ma anche sulla base di qualche dato di fatto, che ci aiuti a comprendere il tempo che stiamo vivendo, a Casale Monferrato, presso la Comunità ebraica (Vicolo Salomone Olper), oggi, domenica 3 ottobre alle ore 16, nel corso dell’incontro dedicato a «patriottismi, nazionalismi e identità».
Claudio Vercelli