Babij Yar, ottant’anni fa
Ottant’anni fa, il 29 e il 30 settembre 1941, 33771 ebrei di Kiev furono assassinati nella gola di Babij Yar dalle Einsazgruppen tedesche. Il numero dei fucilati di quel giorno è quello dato dagli stessi nazisti. All’epoca a Kiev risiedevano circa 60000 ebrei. Il giorno precedente, questi avvisi erano stati affissi in tutta la città: “Tutti gli ebrei che vivono a Kiev e nei dintorni sono convocati alle ore 8 di lunedì 29 settembre 1941, all’angolo fra le vie Melnikovskij e Dochturov (vicino al cimitero). Dovranno portare i propri documenti, danaro, valori, vestiti pesanti, biancheria ecc. Tutti gli ebrei non ottemperanti a queste istruzioni e quelli trovati altrove saranno fucilati. Qualsiasi civile che entri negli appartamenti sgomberati per rubare sarà fucilato”.
Fra i numerosi libri che raccontano il massacro, uno vorrei ricordarne, uscito nel 2014 per Adelphi, un libro di difficile collocazione, potremmo definirlo una memoria, Forse Esther di Katija Petroskaija, un testo di rara bellezza. Vi si narra fra l’altro la storia di una bisnonna dell’autrice, forse di nome Esther, una vecchia signora che arriva in ritardo all’appuntamento e non trova più nessuno. Allora si rivolge ad un ufficiale tedesco e gli dice: “Scusi, signor ufficiale, come posso fare a raggiungere gli altri ebrei? L’ufficiale si volta, estrae la pistola e le spara. Distratto. Ecco, è quel “distratto” che non si può dimenticare.
Anna Foa, storica