Oltremare – Gli olim a Cheshvan

Solo a pronunciarlo, il mese di Cheshvan è già coriaceo e ti viene pochissima voglia di doverci passare le 4 settimane dal più al meno che lo compongono. Ricordo di aver ascoltato una volta, nella notte dei tempi della mia vita diasporica, una lezione di un qualche rav, probabilmente americano, che parlava di Cheshvan come di un mese ramingo, senza festività, fatto di buio che avanza, buio che trova il suo picco verso la fine del mese successivo, Kislev, quando nel pieno dell’inverno noi umani finalmente reagiamo, accendendo luci, quelle di Channukkà, per ritrovarci infine, in tutte quelle tenebre. Bella immagine, questa dei lumi di Channukkà che siamo noi umani a produrre, a nostro beneficio. Ma a me aveva sempre fatto un po’ pena questo mese buio, cioè senza feste o ricorrenze felici, e da quando qualche anno fa la Knesset ha stabilito che il 7 di Cheshvan, in corrispondenza con la parashà di Lech-Lechà (“vai a te stesso”), sia il giorno dell’Aliyah delle scuole, mi è sembrato che si chiudesse un bel cerchio. Non solo si è regalata alla Aliyah in Israele una data precisa per celebrarla, anzi due – la data ufficiale cade un paio di giorni prima di Pesach e sfido chiunque a sacrificare ore preziose di pulizie per partecipare a eventi a tema Aliyah. Ci si è preoccupati di inserire la data del 7 di Cheshvan nel calendario scolastico, creando una improvvisa aggiunta di contenuto ad alta concentrazione di sionismo applicato. Cosi, almeno sulla carta, i giovani israeliani dovrebbero imparare una volta all’anno storie di olim celebri e nozioni sul contributo degli olim allo Stato di Israele dalla fondazione ad oggi. E siccome non conosco una sola famiglia in cui non ci siano immigrati, forse basterebbe dare ogni anno come compito a casa per tutti di intervistare come minimo un olè di famiglia. Con le storie raccolte ogni anno in ogni classe si potrebbe facilmente scrivere un sunto della storia del popolo ebraico vista da banchi di scuola israeliani. E quindi adesso che sono finite le feste ebraiche, sia benvenuto anche il mese nuovo di Cheshvan, con la sua unica festa che celebra anche gli olim come me, che siamo lungi dall’esser celebri, diciamolo.

Daniela Fubini