“Finalmente andrò alle Fosse Ardeatine
per rendere omaggio a mio padre”

“Tanti i pensieri sparsi in testa. Il primo è che finalmente potrò rendere onore a mio padre nel luogo in cui è sepolto: alle Fosse Ardeatine. Sono pronto. Sarà una grande emozione”.
Ha atteso a lungo, lunghissimo questo giorno David Reicher. E domenica 10 ottobre finalmente potrà recarsi, accompagnato solo dalla sua famiglia, alle Fosse Ardeatine. Qui, dopo 76 anni di totale buio, ha scoperto dalla primavera del 2020 che è sepolto suo padre, Marian Reicher, una delle ultime vittime dell’eccidio del 24 marzo 1944 che ancora non aveva un nome associato. “Quando dall’Italia mi hanno chiamato, qui in Israele, per dirmi che il test del dna confermava che mio padre era una delle vittime delle Fosse Ardeatine, avevo le lacrime agli occhi” racconta a Pagine Ebraiche Reicher, con le valigie pronte per partire da Tel Aviv verso Roma. “Iniziai a pensare a quello che papà aveva passato negli ultimi due mesi della sua vita. Seduto da solo in prigione. Una moglie, una bambina e un bambino di tre mesi lo stavano aspettando a casa. Doveva essere in condizioni terribili”.
Dopo aver atteso a lungo, ora finalmente David potrà rendere omaggio ad un padre che per tutta la vita è stato avvolto da un doloroso silenzio. Niente del suo destino era noto alla famiglia. “Ogni anno celebriamo Yom HaShoah. In questa data ho sempre acceso il ner neshamah, la candela commemorativa per mio padre. Perché in quella data? Perché non sapevo quando fosse morto. Ora lo so, e tutto sarà diverso”, ha spiegato lo scorso anno a Pagine Ebraiche. “Ho atteso a lungo di visitare le Fosse Ardeatine – aggiunge oggi – ma a causa della pandemia non è stato possibile e diverse date sono saltate. Alla fine ho deciso di organizzarmi con la mia famiglia ed eccoci qua. Prima visiterò il Museo Storico della Liberazione di Roma e poi mi recherò, con mia moglie, figli e nipoti alle Fosse Ardeatine”.
I Reicher erano scappati dalla Polonia verso l’Italia trovando riparo in un primo momento tra Bassano del Grappa e Vicenza, per poi spostarsi ancora più a Sud. David è nato proprio in quel drammatico frangente, nell’ottobre del 1943. Pochi mesi e suo padre sarebbe scomparso per non fare più ritorno.
“La cugina di mia moglie – racconta il figlio – ha iniziato a fare una ricerca su tutti i parenti e ha trovato effettivamente delle cose su mia madre, su mia sorella, su mio padre… è lei che ha scoperto che Marian Reicher era andato a Roma e che lì forse era finito in prigione. Poi mi hanno contattato dall’Associazione Familiari delle vittime delle Fosse Ardeatine e, dopo vari scambi di mail, mi hanno chiesto di mandare il dna”.
La svolta lungamente attesa, almeno per quanto concerne la vicenda di Reicher. Alcune settimane dopo un’altra restituzione di identità avrebbe suscitato profonda commozione: quella relativa ai resti dell’ebreo tedesco Heinz Eric Tuchman, identificati sempre nel segno della collaborazione in atto tra Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti, RIS dell’Arma dei Carabinieri e Laboratorio di Antropologia Molecolare dell’Università di Firenze. Un impegno, rivolto ora alle ultime salme che restano da identificare, avviato nel segno di una collaborazione con l’Associazione Nazionale Famiglie Italiane Martiri delle Fosse Ardeatine e la Comunità ebraica di Roma.