Il meeting internazionale di Sant’Egidio
“Curiamo insieme la casa comune”
L’inerzia di fronte al Male, la passività davanti ai falsi profeti della religione che ancora imperversano nel mondo, sono di per sé il Male. Occorre quindi agire, anche nel segno della lezione che la pandemia ci ha insegnato: l’interdipendenza assoluta del genere umano. Agire consapevolmente per “essere amici in pace” e con Dio “a cuore pieno”.
Sono riflessioni che rav Pinchas Goldschmidt, il presidente della Conferenza dei rabbini europei, ha affidato all’assemblea inaugurale dell’incontro “Popoli fratelli, terra futura” promosso dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma. Un’iniziativa internazionale in due giornate con la partecipazione di leader religiosi e rappresentanti del mondo della cultura e delle istituzioni provenienti da 40 Paesi (tra loro Angela Merkel, cancelliera uscente di Germania).
“Ricominciare insieme”, “La cura della casa comune”, “Il futuro che vogliamo” i concetti chiave
delle sessioni in programma nelle prossime ore, con vari contributi anche da parte ebraica. La conclusione nel pomeriggio, al Colosseo, con gli interventi della stessa Merkel e del fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi. Seguiranno gli appelli per la pace dei leader religiosi, un minuto di silenzio in ricordo delle vittime di tutte le guerre e un messaggio finale di papa Bergoglio.
Ad introdurre l’assemblea Marco Impagliazzo, attuale presidente di Sant’Egidio. Fraternità universale e Terra futura, due concetti imprescindibili su cui lavorare in modo sinergico. “Le religioni – il suo pensiero – hanno il compito di mostrare che si può camminare insieme”. Uno sforzo necessario se “vogliamo salvare il mondo e se vogliamo lavorare per un mondo che sia molto diverso da quello che ci ha consegnato la pandemia o nel quale siamo entrati per la pandemia”. Illuminante in tal senso quello che diceva rav Jonathan Sacks, citato oggi da Impagliazzo: “In tempi di divisione è necessario ristabilire il bene comune”.
Al tavolo dei relatori anche il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, l’arcivescovo di Canterbury e primate anglicano Justin Welby, lo sheykh vicario del Grande Imam di al-Azhar Mohamed Al-Duwaini, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e lo sheikh nahyan bin Mubarak Al Nahyan, ministro della Tolleranza e della Convivenza degli Emirati Arabi Uniti.
“La pace autentica si affida alla volontà del dialogo” il monito della ministra Lamorgese, che si è soffermata sui problemi aperti in un mondo in cui “violenze, sopraffazioni, conflitti, discorsi di odio basati su indifferenza e disprezzo esplodono e si rinnovano”. Rispetto della “diversità”, tutela delle minoranze: questa, ha poi affermato, la strada da percorrere.
Di grande interesse, tra le altre, la relazione del ministro del Paese arabo protagonista in questi mesi di una nuova era di rapporti diplomatici con lo Stato di Israele. “La tolleranza – ha detto – premia i coraggiosi con la pace, l’armonia e la prosperità”.
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(6 ottobre 2021)