Scrutare l’altro con il cuore aperto

Nel settembre del 2001, al ritorno dal viaggio organizzato dall’OSE per cinquanta ragazzi colpiti dal terrorismo a Caletta di Castiglioncello, avvolti ancora nella spirale lacerante della seconda Intifada, è germogliato definitivamente lo scopo della nostra vita: il dialogo tra diversi. Dialogo in famiglia, nella coppia, tra vicini, tra culture, lingue, mentalità, sessi o generazioni diverse. L’aspirazione profonda è avvicinare, insegnare a scrutare l’altro con occhi benevoli, con il cuore aperto, puro, immune ai pregiudizi, al fanatismo e al rifiuto e pronto a recepire l’altro con le sue peculiarità, i suoi colori – a volte spenti – e a superare la paura dell’incognito. Il percorso insieme a Yehuda, mio compagno di viaggio, è iniziato molti anni prima, quando io a Roma e lui nel Kibbutz Sasa, in Israele, abbiamo iniziato a far parte dell’Hashomer Hatzair impregnandoci di ideali di accoglienza, solidarietà, umanità e rispetto per l’altro. La prima tappa del viaggio è stata la creazione di un teatro multiculturale dove adolescenti che vivono in un’area di pochi chilometri, in insediamenti diversi in Galilea – che non si sarebbero mai incontrati – attraverso un percorso pedagogico basato sulle arti da palcoscenico – musica, danza, teatro – sono divenuti amici per sempre trascinando le loro famiglie e cambiando il corso della propria vita. Insegnare ad ascoltare attivamente l’altro e a riconoscere i suoi aspetti positivi senza presupporre, cercando di capire e sforzandosi di manifestare le proprie idee con calma e determinazione è ormai una nuova, preziosa e indispensabile arte. I passi di danza, l’improvvisazione teatrale, l’affresco, l’acquerello o il taglio del marmo sono tecniche che sviluppano l’attore, il pittore o lo scultore. La positività, l’interesse sincero per l’altro, l’amore per se stessi e per il prossimo sono le basi per creare un dialogo armonico e un confronto civile tra esseri umani, per creare una famiglia, una collettività, uno Stato sano. Tutto inizia dalla più giovane età: tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle e dall’esempio che si riceve dagli insegnanti e dagli adulti che ci circondano. L’istigazione alla negatività e all’annullamento dell’altro conducono inesorabilmente al disfacimento di intere società, a distruzione e guerre. Ricordo con un brivido e un sorriso l’incontro con l’amica palestinese Samar Sahhar che Luigi Amicone, direttore di Tempi, mi chiese di intervistare nel 2002, mentre in tutta Israele imperversavano gli attacchi terroristici dell’Intifada. Ricordo il batticuore mentre entravo a Gerusalemme Est, i dubbi, l’insicurezza i pensieri martellanti di un possibile agguato, di un rapimento, di una morte improvvisa e non spiegata. E rivedo il sorriso di Samar che ci accoglie con la braccia spalancate e ci offre il the al gelsomino all’ombra di un cespuglio di rose nel giardino della sua casa tutta di pietra. Ricordo i suoi racconti sulla sua missione educativa, l’anelito alla pace, la speranza e l’ottimismo senza limiti e la sintonia tra la sua profonda fede cristiana e la mia inesauribile fede ebraica, sento nuovamente il miracolo della conoscenza reciproca che abbatte con dolcezza, uno dopo l’altro, incertezze e timori. L’educazione al dialogo attraverso le arti è divenuto un metodo che l’UCEI, insieme all’Adei Wizo e all’Associazione Italia Israele hanno adottato per molti anni presentando laboratori in scuole, istituti e università italiane da Trento a Palermo, lungo tutta la penisola, aprendo un varco anche per l’incontro tra Israele e la Golà, la diaspora. Lo sviluppo del pensiero umanistico è divenuto un corso al Tel Hai College e una ragione di vita. Educatori, formatori, studenti e le studentesse sono grati per questo modo nuovo di vedere la vita che consolida la voglia di mettersi in gioco e aiuta ad affrontare con strumenti educativi e sociologici ogni tipo di dialogo. Perché il dialogo è speranza, è l’unica risorsa che ci rimane per conservare il bello e il buono che ci è stato dato! Il dialogo è futuro. È l’Arte suprema che potrà preservare l’opera più eccelsa: quella della Creazione.

Edna Angelica Calò Livne, fondatrice e direttrice Fondazione Beresheet La Shalom

Dialogo, l’arte di Beresheet LaShalom: clicca qui per il video

Testo tratto dal sito della Giornata Europea della Cultura Ebraica. Sul sito sono presenti programmi, contenuti, approfondimenti, video, gallery fotografiche e percorsi multimediali per scoprire le tante località che aderiscono al circuito. Clicca qui per accedere.