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Per Klaus, in memoriam

In un ospedale di Berlino, il 21 settembre scorso è mancato Klaus Voigt, questo portale ha il dovere di ricordarlo. Si tratta dello storico tedesco che meglio di ogni altro ha studiato l’esilio italiano di tanti profughi ebrei in fuga dalla Germania hitleriana, lo scopritore della straordinaria vicenda dei ragazzi di Villa Emma, l’apprezzato critico d’arte autore di saggi importanti su figure di pittori ebrei attratti come lui dal sole d’Italia e dalle bellezze del nostro paesaggio. Era a ben guardare il discendente diretto di quegli intellettuali in fuga. Rimane per me fisso nella memoria il ricordo di questo uomo buono, alto, possente, con il viso di un ragazzo che non invecchiava mai. Un esempio di serietà nello studio, una vera risorsa per tutti noi, un frequentatore di archivi dotato di una formidabile energia fisica, “una giovinezza immortale”, si dice nella sua Berlino. Quando lo conobbi a Roma all’inizio degli anni Ottanta colpiva la sua resistenza al lavoro, ma anche la sua indifferenza per i nostri dissidi di bottega, le divergenze storiografiche sul fascismo, tra defeliciani e antidefeliciani, tra buonisti e non buonisti non lo attraevano per nulla. I suoi lavori, così come li metteva fuori, uno dopo l’altro con impressionante puntualità, annullavano le nostre ingenuità e il nostro spesso servile omaggio all’uso pubblico della storia, che poi certo non era ancora la public history oggi in voga (un concetto che mi riuscirebbe impossibile spiegargli). Aveva in preparazione agli Uffizi una grande mostra sul pittore ebreo tedesco Rudolf Levy. Non ha fatto in tempo a vederla inaugurata. Veniva spesso in Italia, felice di essere invitato a presentazioni o dibattiti fra storici italiani nei confronti dei quali manifestava sempre un leggero accento straniero, non dovuto alla scarsa conoscenza dell’italiano, ma al suo essere estraneo a ogni fazione. Negli ultimi anni questa nota straniante si era acuita, credo ne abbia sofferto. Tutti noi, a cominciare da chi scrive, dobbiamo molto a quel ragazzone buono e generoso, prodigo di consigli, di segnalazioni di fonti, sempre studiate e trascritte a mano in quella sua inconfondibile grafica. Addio, caro Klaus.

Alberto Cavaglion