Islam, una realtà plurale

È diffusa l’immagine dell’Islam come un blocco compatto, un monolite, irriducibile ai valori morali e politici costruiti dall’Occidente – tra mille contraddizioni – nel corso di molti secoli. Ma è proprio così? L’Islam è davvero quel monolite descritto nella prosa semplificata di alcuni analisti?
Se ci riferiamo ai sistemi politici e alla prassi di governo non possiamo non vedere come nel mondo islamico sia presente una pluralità di opzioni. Per comprendere questa pluralità non serve assumere come pietra di paragone i sistemi democratici dell’Occidente. Se si assume questo punto di vista si rischia di negarci in partenza la comprensione di ciò che si muove all’interno dell’Islam. Se evitiamo lo scoglio del confronto e cerchiamo di comprendere il mondo islamico per quello che è, ci rendiamo conto che al suo interno convivono in maniera conflittuale teorie e prassi di governo profondamente diverse tra loro.
Esiste un mondo islamico integralista che vuole tradurre in prassi di governo le prescrizioni morali e politiche del Corano utilizzando come prassi corrente la violenza. Questo è ciò che accade in Afghanistan e in Iran, questa è la prassi di gruppi come l’Isis, Boko Aram e gli Shahab ma anche di Hamas e di Hezbollah. Ma all’interno del mondo islamico esistono altre prassi di esercizio del potere, irriducibili al semplice canone della violenza.
L’Accordo di Abramo è stato letto quasi esclusivamente come un’operazione essenzialmente diplomatico-economica, fondata sulla reciproca convenienza. Ma l’Accordo ha anche introdotto una profonda rottura nel modo di intendere la prassi politica nel mondo islamico e ha contribuito a far emergere realtà finora trascurate. Esistono in realtà nel mondo islamico prassi di governo profondamente diversificate: si pensi all’Indonesia ma anche alla Turchia, nella quale l’eredità della rivoluzione kemalista continua a sussistere, anche se in questo momento è offuscata dal neo-ottomanesimo di Erdogan. Si pensi al Marocco e alla Tunisia, dove l’ipotesi stessa di una donna alla guida del governo contraddice a una presunta ortodossia islamica. Né dovrebbe essere trascurato l’Islam balcanico che ha caratteristiche politiche irriducibili a quelle che in vario modo si sono imposte in Medio Oriente dove tuttavia emergono realtà nuove come quella costituita in Iraq dalla presa di posizione di trecento personalità che propongono di superare l’ostilità di principio nei confronti di Israele e di aderire all’Accordo di Abramo. Un episodio che ci sollecita a tener conto della realtà curda, anch’essa irriducibile alle interpretazioni integraliste dell’Islam.
Comprendere questa pluralità, che è al tempo stesso prassi di governo ma anche interpretazione teorica, può aiutare molto nell’affrontare quello che è probabilmente il maggior problema, quello delle presenze islamiche nei Paesi dell’Europa occidentale. E’ essenziale che queste comunità facciano propria l’idea che, all’interno dell’Islam, possono convivere interpretazioni politiche profondamente diverse e che non è detto che quelle più integraliste siano necessariamente le più vicine a una presunta ortodossia.

Valentino Baldacci

(7 ottobre 2021)