L’intervento della Presidente UCEI
“7 ottobre ’43, memoria indelebile”
Signor Comandante Generale del Corpo d’Armata Teo Luzi, autorità, Rav Di Segni, Presidente Dureghello, cari amici,
Con commozione e riverenza intervengo all’odierna cerimonia dedicata alla commemorazione della deportazione dei carabinieri di Roma avvenuta 78 anni fa.
Nelle nostre vite personali e istituzionali ci sono date che conosciamo a memoria e fanno parte del nostro stesso dna, alcune gioiose altre tragiche. Il 7 ottobre appartiene a queste – una data che fa parte della memoria indelebile della nostra storia italiana, sulla quale oggi ritornare assieme a voi tutti. Sono gli allievi che vivranno il domani nelle loro responsabilità al servizio dell’Arma e questa data è un punto di riferimento imprescindibile per ogni percorso formativo.
I nostri giovani non possono neanche lontanamente comprendere il tuono di uno sparo, la violenza di un comando urlato in tedesco, l’obbedienza obnubilata al comando della tortura, l’odio sistemico sottoscritto e legalmente vidimato. Sono giovani millenials spensierati, forse fortunati per le generazioni in cui sono nati, ma tra loro ci sono anche quelli orientati e indottrinati al nuovo odio. La guardia deve restare alta. Quel passato non deve in alcun modo ripetersi né dimenticarsi e questo potrà avvenire grazie a giovani, sensibili, interessati all’altrui vita, attenti al prossimo e informati.
La deportazione, preceduta dal disarmo, fu il preludio a quanto avvenne nell’antico Ghetto, appena pochi giorni dopo, all’alba del giorno 16, e la deportazione dei 1024 correligionari. Arrestando oltre 2mila carabinieri, obbedendo al doppio ordine di Kappler, del maresciallo Graziani, i nazisti riuscirono a liberarsi di una vera e affidabile barriera ai loro piani persecutori.
Era ben chiaro che i Carabinieri non sarebbero venuti meno al loro giuramento, al loro dovere di tutelare la popolazione civile, anche quella ebraica, di rispettare i valori più profondi, ancor prima di un ordine, sapendo che un ordine, una legge, un decreto, sono tali se assolvono alla loro essenziale funzione di tutela e di sicurezza, e non se emanati per legittimare un eccidio.
In seimila circa riuscirono a sfuggire all’arresto, finendo in diversi casi per entrare nelle brigate partigiane. Il loro contributo fu determinante nella Liberazione del paese.
Oggi ci inchiniamo alla Memoria di tutti loro. Di chi perse libertà di vita e di chi perse la stessa vita per rispondere all’imperativo di coscienza.
Eroi silenziosi ma non sconosciuti che oggi ricordiamo nel clima di stretta collaborazione e amicizia che ci lega all’Arma dei Carabinieri, cui rinnoviamo la nostra più profonda gratitudine, ogni giorno e in ogni data.
Avere oggi un punto di riferimento valoriale, non una sola persona, non un gruppo spontaneo di amici, ma un’intera Arma e organizzazione, riconosciuta anche a livello internazionale che risponde a questo dovere di memoria istituzionale, è davvero commovente.
Noemi Di Segni, Presidente UCEI
(7 ottobre 2021)