Consigli di lettura ai nostalgici

“Piazza Oberdan era piena di gente che gridava in un alone di luce scarlatta. Attorno al grande edificio invece c’erano uomini in camicia nera che ballavano gridando: ‘Viva, viva!’ Correvano di qua e di là annuendo con il capo e scandendo: ‘Eia, eia. eia!’ E gli altri allora di rimando: ‘Alalà’!
Improvvisamente le sirene dei pompieri cominciarono a ululare tra la folla, ma la confusione aumentò perché gli uomini neri non permettevano ai mezzi di avvicinarsi. Li circondarono e ci si arrampicarono sopra, togliendo di mano ai pompieri le manichette.
“Eia, eia, eia, alalà! Gridavano come dei forsennati e tutt’intorno c’era sempre più gente. Tutta Trieste stava a guardare l’alta casa bianca dove le fiamme divampavano a ogni finestra. Fiamme come lingue taglienti, come rosse bandiere. […] Gli uomini neri intanto gridavano e ballavano come indiani che, legata al palo la vittima, le avessero acceso sotto il fuoco. Ballavano armati di accette e manganelli.”
In questa celebre pagina tratta dal racconto “Il rogo nel porto” lo scrittore triestino di lingua slovena Boris Pahor racconta con gli occhi di due bambini l’incendio della Narodni Dom di Trieste del 13 luglio 1920. Ma soprattutto, da queste pagine, così come in altri racconti contenuti nella raccolta che prende lo stesso nome, Pahor ben descrive cosa fu davvero la violenza fascista, molti anni prima delle leggi razziali e dell’alleanza con Adolf Hitler. L’incendio del Narodni Dom, l’intolleranza e lo squadrismo dei primi anni non gettano altro che le basi per tutto ciò che accadrà in seguito.
Purtroppo in Italia coloro che di frequente manifestano la propria simpatia per il fascismo volutamente non leggono autori come Pahor – per quanto non sia ben chiaro in generale cosa leggano.
Così loro e i propri giornali o partiti potranno continuare a derubricare la nostalgia per il ventennio come spirito goliardico e folcloristico, affermando poi che il fascismo “abbia coltivato anche valori positivi, come quelli identitari e patriottici”. Gli stessi valori appunto che condussero a episodi come quello del “rogo nel porto”
Senza troppo stupore, sembra davvero difficile per molti italiani arrivare alla conclusione che il fascismo è stato un’aberrazione senza e senza ma e non ha proprio niente di recuperabile.

Francesco Moises Bassano