Dialoghi

Il lancio della strategia europea per la lotta all’antisemitismo e per il rafforzamento della vita ebraica ha preceduto di pochi giorni la Giornata Europea della Cultura Ebraica, dedicata quest’anno al tema del dialogo. Non è un caso. Credo debba essere chiaro a tutti che l’ebraismo nelle sue molteplici e plurali sfaccettature è cosa viva e contemporanea. Gli ebrei sono una componente storica essenziale a disegnare un’identità riconoscibile del continente, e l’attenzione delle istituzioni europee e nazionali a questa realtà – che è viva e pulsante – rappresenta una svolta storica. Prima del 1999, cioè prima della Conferenza di Stoccolma che stabiliva la necessità di istituire un organismo internazionale che si occupasse di lotta all’antisemitismo e al negazionismo (quella che sarebbe poi diventata l’IHRA), il tema non era in agenda. Oggi tutto è cambiato: si riconosce che l’antisemitismo è una questione contemporanea allarmante e che si deve investire in formazione culturale affiancata a decise azioni di contrasto. E con le giornate della cultura si chiarisce che favorire l’incontro, la conoscenza e il dialogo è l’unico percorso praticabile per disinnescare la rappresentazione falsata e iconica dell’ebreo che viene veicolata dalla propaganda antiebraica. L’ebreo non è “la vittima”, bensì è stato anche vittima (e lo sappiamo bene studiando la Shoah). Ma l’essere vittima non fa parte della sua identità (e ne farebbe volentieri a meno). L’ebreo non è “il ricco finanziere”, e recenti libri di rinomati studiosi (ultimo quello di Francesca Trivellato su Ebrei e capitalismo) hanno dimostrato quanto infinitamente più complessa e meno semplice sia la storia della circolazione del denaro (e quanto poco abbia a che fare con l’ebraismo!). L’ebreo non è il perfido uccisore di bambini cristiani, né l’ispiratore di complotti seriali fra cui – da ultima – la diffusione del covid19. Certo, la retorica antisemita non smetterà di lavorare su questi radicati pregiudizi utilizzandoli nelle mille forme che conosciamo. E tuttavia l’impegno delle istituzioni, che poi sono il prodotto delle volontà popolari democratiche, ci rafforza e ci spinge a guardare con ottimismo al prossimo futuro. Gli ebrei sono importanti per questo continente, vanno conosciuti e devono farsi conoscere.

Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC