La distruzione del pianeta

“Non maledirò più la Terra a causa dell’uomo, poiché il pensiero dell’animo dell’uomo tende al male fin dalla fanciullezza né colpirò più tutti i viventi come ho fatto. Finché la Terra sussisterà, non cesseranno semina e raccolto, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte” (Bereshit 8;21-22).
Domani mattina leggeremo la parashà di Noach, il brano di Torah che racconta la storia del diluvio, della distruzione di tutta la Terra e della ricostruzione di una nuova generazione.
Conclusosi il progetto divino di distruggere il mondo e i suoi abitanti, il Signore affida a Noach il compito di costruire una nuova generazione, ma soprattutto gli promette, e promette a sé stesso, di non distruggere più come fatto precedentemente.
Alla luce di quanto assistiamo oggi: catastrofi naturali, alluvioni, tsunami, pandemie a livelli mondiali ecc. ci viene da pensare che, probabilmente, ci stiamo avvicinando ad un nuovo mabul – diluvio, o ad una nuova distruzione del nostro pianeta per punizione divina.
Come si può conciliare la promessa fatta da D-o all’indomani del diluvio al tempo di Noach, con ciò che sta avvenendo ai nostri giorni?
Sostengono alcuni commentatori che, dopo aver detto qualcosa, il Signore mantiene sempre ciò che ha promesso. Il problema grande è grave sta nel comportamento dell’essere umano, che con il suo modo di fare sta portando il nostro Pianeta alla rovina, distruggendo tutto ciò che di bello e di buono è stato creato da D-o proprio in funzione dell’uomo.

Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna