“9 ottobre 1982, Roma non dimentica. Chiediamo giustizia e verità”
Insieme per perpetuare il ricordo. Ma anche per chiedere che, dopo 39 anni, sia fatta giustizia. Un appuntamento che si rinnova di anno quello che porta, ad ogni anniversario, istituzioni ebraiche e non davanti alla lapide in ricordo del piccolo Stefano Gaj Taché giovanissima vittima dell’attentato palestinese al Tempio maggiore di Roma del 9 ottobre 1982. “Stefano è il figlio di tutti noi, il fratello di tutti noi. Questa data, per gli ebrei romani, è come il 16 ottobre o come il 24 marzo” afferma Gadiel, il fratello di poco più grande gravemente ferito e scampato per miracolo alla morte. A stringersi a lui e ai genitori ci sono tra gli altri la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello, il rabbino capo rav Riccardo Di Segni, la presidente UCEI Noemi Di Segni. Rav Roberto Colombo recita il kaddish, vicino alle due corone che ogni anno sono poste in memoria di quanto accaduto. Dureghello ringrazia i molti presenti, nonostante le avverse condizioni climatiche. Un giorno per fare memoria, ricorda, ma anche per rinnovare una istanza di verità e giustizia. Nel nome del piccolo Stefano.