Casale Monferrato, dialogare con le note
Due concerti, una mostra, un incontro sull’arte e tanti partecipanti che si sono uniti al flusso continuo di centinaia di visitatori tra i musei e la sinagoga di vicolo Salomone Olper. A Casale Monferrato non poteva essere vissuta meglio questa Giornata Europea della Cultura Ebraica. Per la Comunità ebraica locale una conferma dell’attenzione del pubblico, ma anche un modo per celebrare l’impegno di questo piccolissimo nucleo di persone nel divulgare storia, arte e tradizioni così peculiari e ben radicate in questo luogo. “Possiamo dire di essere tra i fondatori di questa giornata – ricorda Claudia De Benedetti, direttore dei Musei Ebraici di Casale – ancora prima che 22 anni fa questo momento venisse istituzionalizzato, qui si è scelto di lavorare sull’arte e sulla cultura come elemento di dialogo tra la Comunità e la città e tra la Comunità e il resto dell’Europa”.
Un rapporto su cui insiste anche Elio Carmi, presidente della Comunità casalese: “Se esiste questa sinagoga e questa realtà è perché la città ha accolto una comunità capace di dialogare con il territorio, rispettandone le regole, ma nel contempo conservando la propria identità”. La parola chiave è appunto dialoghi, scelta per caratterizzare l’edizione 2021 della GECE e declinata lungo tutta la giornata: ci sono i dialoghi della tradizione musicale e quelli evocati dalle opere di un artista che apparentemente spegne le parole, come Emilio Isgrò, ma che in realtà ci pone domande sul loro potere.
I giorni del calendario ebraico cominciano al tramonto del giorno precedente e così anche la Giornata della Cultura Ebraica casalese parte con un concerto nella sera di sabato 9 ottobre. Il dialogo è ben visibile già nelle formazioni che si presentano in Sinagoga: appena davanti all’Aron ha-Kodesh c’è il Coro Anima Mundi, diretto da Massimiliano Limonetti, con un repertorio di canzoni popolari. Sorprendono per i loro arrangiamenti e per la loro capacità di evocare mondi lontani nello spazio e nel tempo con poche pennellate musicali ben date: dai mercati francesi del 600, ai lavoratori cileni del XIX secolo, dalla Sardegna alle corti rinascimentali sfila un campionario di umanità che si alterna perfettamente con quello che accade due gradini sotto, dove si dispone il trio Klezmer formato da Giorgio Dellarole (fisarmonica), Antonio Sacco (violino) e dallo stesso Limonetti. È una formazione nata quasi 25 anni fa, che dopo aver diradato le sue esibizioni si è ritrovata di nuovo insieme per una serata magica. Sarà il calore del pubblico ritrovato, sarà la maturità artistica, ma se nel 1997 erano bravi musicisti capaci di eseguire in modo ineccepibile musiche tradizionali, ora sono davvero un autentico gruppo klezmer, capace di unire alla tecnica una straordinaria verve. Pur appartenendo a tradizioni diverse, il repertorio del coro finisce per essere congruente a quello delle melodie ebraiche dell’est Europa, rendendo palese come tutta la musica del nostro continente sia frutto di un continuo dialogo sonoro. Lo dimostra il brano giudaico-piemontese con cui chiudono l’esibizione: “la Crava”, ripreso poi da Branduardi per il suo “Alla fiera dell’Est”. Al termine il pubblico è tutto in piedi ad applaudire.
Una cartina geografica dove i nomi di tutte le località sono stati cancellati tranne uno: quello di Casale Monferrato. È una delle opere di Emilio Isgrò per la mostra che la Comunità ha dedicato al poliedrico artista siciliano ed inauguratasi nella mattina di domenica 10 ottobre in Sala Carmi. Secondo l’inconfondibile stile di Isgrò troviamo una confezione di Panettone Motta da cui sono state coperte la marca e quasi tutte le indicazioni, pagine di libro completamente oscurate, un quadro rosso dove la didascalia ci invita a cercare personaggi rossi, un lungo telefax in cui dal pennarello nero dell’artista si sono salvate solo 5 parole. Nichilismo? Per nulla. Ciò che si sottrae alla negazione finisce per acquisire un valore particolare ed è significativo che Elio Carmi chieda a un visitatore di Varese, Mario De Benedetti, di raccontare la storia della sua famiglia. È una vicenda di sacrificio ambientata nel 1943, dove un rappresentante delle forze dell’ordine ha fatto una scelta per salvare vite umane. Il capitano Christian Tapparo comandante della Compagnia dei Carabinieri di Casale e il capitano della Guardia di Finanza Paolo Boscaratto, intervenuti all’inaugurazione, confermano che anche loro conoscono storie simili: c’è chi ha scelto di cancellare un ordine e lasciare le frasi che avessero un senso nella propria coscienza.
L’approfondimento sull’opera di Isgrò è affidato nel pomeriggio proprio a un dialogo: quello tra Daria Carmi e Guido Guastalla. Il gallerista ed editore toscano (ma di nonna casalese), traccia un profilo biografico di Emilio Isgrò, dalla nascita in un entroterra messinese pervaso di ascendenze ebraiche, fino a quando, 25enne redattore al Gazzettino di Venezia, correggendo un articolo si ritrova con più parole cancellate che quelle leggibili, una illuminazione. Soprattutto ricorda l’artista da cui è legato da profonda amicizia fin dal primo incontro nella propria galleria a Milano, il suo rapporto significativo con l’ebraismo, testimoniato anche dalla sua lampada di Chanukkah realizzata per il museo dei Lumi Casalese, la simbologia (le Api come gli Ebrei Sefarditi che hanno portato la loro cultura nel mondo). La cancellazione non è negativa “comprende la parola azione” fa notare Daria Carmi, ponendo l’accento sul dinamismo delle opere di Isgrò. E riflettendo, anzi dialogando sull’ironia di quelle righe nere ci si apre a nuove riflessioni sulla società contemporanea.
La Giornata della Cultura Ebraica Casalese termina con un concerto e un nuovo dialogo quello “tra generazioni” con l’esecuzione del duo formato da Giacomo Indemini alla Viola e Gilberto Rabino al Pianoforte. Giulio Castagnoli, direttore artistico delle rassegne musicali in Sinagoga, ha collazionato per questo concerto una speciale staffetta tra autori capaci di insegnare ciascuno alla generazione successiva. Una prassi normale nel mondo della musica che però ci permette di compiere una specie di viaggio nel tempo fino ai giorni nostri. Si comincia con la Sonata in mi minore RV 40 di Vivaldi su cui ha messo le mani Luigi Dallapiccola, poi un pezzo per piano dello stesso Dallapiccola dal Quaderno Musicale di Annalibera, a cui segue un brano di un suo illustre allievo: Bruno Bettinelli, con il primo dei due pezzi per viola e pianoforte, e poi ancora il “Notturno in Sylvis” per pianoforte solo di Gianni Bozzola (in prima esecuzione Assoluta) con l’autore presente in sala. Ma la linea continua e si proietta nel futuro con un pezzo dello stesso Rabino: “Dispersione per Viola e Pianoforte”, anche questo in prima esecuzione assoluta, dove questo giovane allievo di Castagnoli rivela una scrittura estremamente matura. Chissà ora a chi passerà questo testimone arrivato da così lontano.
Dopo tutte queste attività la stagione culturale della Comunità Ebraica non si ferma, anzi ogni domenica fino alla festa di Chanukkah il 5 Dicembre è previsto un evento. Il prossimo è domenica 17 ottobre alle ore 16 con la presentazione libraria di “Io c’ero”, cinquantuno storie dal fascismo alla liberazione di Laura Nosenzo e Loredana Dova, Edito da Araba Fenice. Saranno presenti le autrici introdotte da Massimo Biglia.
a.a.