Milano – Dalla politica alla musica, dialettica del confronto

Dal fragile esperimento politico rappresentato dal governo israeliano alle riflessioni sull’identità degli ebrei e al loro posto nel mondo. Prosegue il Festival Jewish in the city organizzato dalla Comunità ebraica di Milano. Inaugurato in concomitanza con la Giornata europea della Cultura ebraica, la rassegna ha preso il via presso la sinagoga centrale di via Guastalla per poi proseguire al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia. Proprio al museo si terranno inoltre nelle prossime ore i tre appuntamenti conclusivi: la presentazione della nuova edizione del volume di Amos Luzzatto, Il posto degli ebrei, con un dialogo tra Milena Santerini, Ricardo Franco Levi e Jacopo Tondelli; il racconto del lavoro della Fondazione Beresheet LeShalom con Angelica Edna Calò Livne e, in chiusura, il concerto del gruppo Masha Ray.
Per gli appuntamenti già andati in scena c’è stata molta soddisfazione da parte degli organizzatori per la risposta. E l’assessore alla Cultura della Comunità Gadi Schoenheit ha evidenziato come il Festival sia stato il frutto di un lavoro corale nonché un importante ritorno. La pandemia infatti ne aveva sospeso per un anno la realizzazione. Tra green pass e distanze da rispettare, Jewish in the city è dunque tornato e il pubblico ha risposto presente a questo nuovo inizio. Tra gli appuntamenti più seguiti, incentrati sul tema del dialogo, il colloqui tra il giornalista Ferruccio De Bortoli e il demografo Sergio Della Pergola sulla politica israeliana. Una mezz’ora in cui Della Pergola ha sottolineato come l’esecutivo di Gerusalemme sia un esempio di dialogo politico. Dalla destra alla sinistra, quasi tutto l’arco parlamentare è rappresentato al suo interno. Un fatto positivo, ma anche una inevitabile debolezza e fragilità. “Non vedremo decisioni storiche” nel corso di questo governo, la previsione del demografo. Perché una sterzata da un lato o dall’altro su temi come la questione palestinese, porterebbe al crollo della coalizione di governo. Questo nonostante la persistenza di un dialogo interno. E a proposito di dialogo internazionale, a domanda di De Bortoli su sui rapporti con l’Iran, Della Pergola ha ricordato: “va bene il dialogo, ma c’è anche un punto in cui non è possibile. In cui non si possono costruire ponti, ma muri. È necessario schierarsi, fare una scelta di campo” nei confronti del regime iraniano. “E questo l’Italia non lo ha fatto, ma anche il mondo, con l’eccezione a volte degli Stati Uniti. Di fronte a questo Israele si sente molto sola. Fa anche molti errori, ma si può capire la strategia difensiva”.