La proposta di Infantino
“Israele e i Paesi arabi,
un Mondiale per la storia”

“Perché non sognare una Coppa del Mondo in Israele e nei Paesi vicini? Con gli Accordi di Abramo, perché non organizzare i Mondiali qui assieme agli altri Paesi del Medio Oriente e i palestinesi? Niente è impossibile”. Se la suggestiva proposta del numero uno della Fifa Gianni Infantino avrà un seguito è ancora presto per dirlo. Ma il suo annuncio, da Gerusalemme, ha avuto intanto un effetto: aprire un dibattito. Intanto si è capito chi non vuole essere della partita, l’Anp, che per protesta ha annullato un successivo incontro a Ramallah. Segnali d’apertura invece in Israele, con Infantino che ha parlato dell’argomento direttamente con il Primo ministro Naftali Bennett. Anche nei Paesi del Golfo se ne sta discutendo.
Non sono poche, in ambito sportivo, le collaborazioni avviate nel segno degli Accordi. Quella più ad effetto è stata senz’altro il passaggio del cinquanta per cento del Beitar Gerusalemme allo sceicco Hamad bin Khalifa Al Nahyan, membro della famiglia reale degli Emirati Arabi Uniti. Un evento di enorme portata anche alla luce degli episodi di razzismo anti-arabo che hanno caratterizzato la storia di una parte non irrilevante della tifoseria. Purtroppo le cose non sono andate come le parti auspicavano. Le intemperanze degli estremisti della “Familia” sono infatti proseguite costringendo Moshe Hogeg – l’uomo d’affari israeliano artefice della svolta, più volte minacciato – a gettare la spugna. Il Beitar è ufficialmente in vendita.
Meglio è andato altrove, ad Haifa, con il Maccabi e gli emiratini dell’Al-Ain Football Club che hanno siglato in febbraio un protocollo d’intesa per consolidare una relazione “sia dal lato sportivo che da quello commerciale”.
Ancor più rilevante, cambiando sport e passando al rugby, la “partita dell’amicizia” disputata a Dubai tra le due compagini nazionali. Vittoria schiacciante per Israele, con un netto 33 a 0 finale. Ma l’elemento più importante è arrivato dall’abbraccio fraterno tra i membri dei due team, ancor prima del terzo tempo che da sempre suggella la fine di ogni ostilità agonistica.
Non l’unico fronte sul quale forte è l’impegno d’Israele. “Sto lavorando a qualcosa che mette in gioco uno dei Paesi che hanno siglato gli Accordi di Abramo” ci ha detto Sylvan Adams, il filantropo a capo della Israel-Start Up Nation il cui orizzonte spazia dal ciclismo al calcio alla Formula 1.
La proposta di Infantino, in attesa di ulteriori riscontri, conferma intanto una cosa non scontata: Israele è “sulla mappa” dei grandi eventi sportivi internazionali. Lo suggeriscono le sue parole ma anche l’altra ipotesi allo studio, ancor più complessa, di una candidatura congiunta con Berlino per i Giochi olimpici del 2036.
“Bisogna avere visione, sogni e ambizione”, ha detto ieri Infantino.
Vien da dire che si è rivolto al Paese giusto.

(Nelle immagini: Gianni Infantino con il Primo ministro israeliano Naftali Bennett; la cessione del 50% del Beitar Gerusalemme a uno sceicco degli Emirati; il protocollo d’intesa tra Maccabi Haifa e Al-Ain Football Club; la “partita dell’amicizia” svoltasi a Dubai)

(14 ottobre 2021)