La razzia nazista e i conti con il passato
Nel 1961 il regista Ansano Giannarelli, colpito dal volume di Giacomo De Benedetti 16 ottobre 1943, decise di fissare sulla pellicola la tragedia della razzia nazista dell’antico ghetto di Roma. Con l’omonimo cortometraggio – “16 ottobre 1943”, poi candidato all’Oscar, – a sedici anni dalla fine della guerra Giannarelli ricorderà al pubblico italiano una delle pagine più buie del Novecento italiano. Una pagina firmata dalla ferocia nazista, ma con la piena collaborazione dei fascisti. Con la complicità dello Stato italiano nella deportazione dei suoi stessi cittadini ebrei, come ha ricordato tra gli altri il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giulio Disegni, presentando l’incontro organizzato dall’Associazione Ex allievi ed Amici della Scuola ebraica in collaborazione con l’UCEI e dedicato proprio all’anniversario dall’uscita del film di Giannarelli, proiettato nel corso della serata. Oltre cento le persone che si sono connesse per vedere la pellicola e ascoltare gli interventi – introdotti da Vittorio Bestoso – di Marina Piperno, che ha prodotto il cortometraggio, di Giovanni De Luna, Fabio Pezzetti, Paola Frandini Debenedetti. Ad aprire l’appuntamento, i saluti di Disegni, in qualità di presidente dell’Asset, della presidente UCEI Noemi Di Segni e di Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema, che ha dato il suo patrocinio all’iniziativa.
La ricorrenza e le testimonianze legate al 16 ottobre, ha evidenziato la presidente dell’Unione Di Segni, ricordano come quella data rappresenti una ferita ancora aperta. E come, alla luce dei nuovi rigurgiti antisemiti e neofascisti, ci sia “ancora moltissimo da fare. Dobbiamo ribadire in tutte le occasioni che alla Shoah parteciparono anche gli italiani, che il fascismo e l’Italia ebbero un ruolo”.
Un punto evidenziato anche da De Luna, che a riguardo ha spiegato perché avrebbe preferito che il 16 ottobre – e non il 27 gennaio – venisse scelto come Giorno della Memoria in Italia. “Sarebbe stato un modo per inchiodare l’Italia alle sue responsabilità. Ci avrebbe costretto ogni anno a un esame di coscienza collettivo, a indagare le complicità italiane in quella razzia nazista, senza fare sconti”. Da qui anche l’invito a guardare il film di Giannarelli e leggere il libro di Giacomo Debenedetti, di cui l’attore Sebastiano Somma nel corso della serata ha recitato alcuni brani.
Riguardo al film, particolarmente lucide le parole di Frandini Debenedetti, moglie di Antonio Debenedetti, recentemente scomparso. “Le sue inquadrature dove le mura del’ex ghetto sono viste e tagliate in modo da sembrare figure dolenti. E poi: riuscire a suggerire l’incubo notturno di quelle povere famiglie che hanno appena celebrato con le magre risorse a disposizione la venuta del Sabato, che sono andate a dormire, per essere svegliate in piena notte da spari e schiamazzi, anticipatori e preparatori della razzia. Nella sequenza delle inquadrature in un ghetto buio e silente, dicevo, non c’è particolare che sia superfluo, che sia esornativo, direi che sia compiacente o compiaciuto. Ma vince e domina in Giannarelli la forza muta della pietà”.
Una pellicola che rimane una testimonianza forte di un dramma profondamente italiano, come ha ricordato Marina Piperno, esprimendo gratitudine e apprezzamento per la possibilità di riportarla d’attualità.