Meghillah, storia di un rotolo

“Il rotolo ritrovato”. È il titolo di un’iniziativa promossa per domenica 17 ottobre dall’Istituto Campana per l’Istruzione Permanente di Osimo (An), con il patrocinio del Consiglio Regionale delle Marche e della Comunità ebraica di Ancona. L’appuntamento, in programma a Palazzo Campana a partire dalle 17, sarà focalizzato su una meghillah del Settecento restaurata, digitalizzata e da poco pubblicata nel catalogo digitale dei rotoli di Ester promosso dal Centro per l’Arte Ebraica di Gerusalemme. Un’occasione stimolante per un viaggio nella storia e nelle tradizioni degli ebrei italiani. A partire dal Seicento, ricorderanno infatti i relatori, i rotoli illustrati conoscono rapida fortuna presso le famiglie ebraiche e la grande domanda spinge alcune botteghe a inventare metodi di realizzazione più veloci. Si stampano rotoli con tecniche xilografiche per le parti decorative che vengono poi colorate a pennello. Un copista, infine, nel rispetto delle regole talmudiche, ricopia a mano il testo ebraico entro gli spazi appositamente preparati. Il rotolo dell’Istituto Campana appartiene alla categoria Gaster II, dal nome dei primi esemplari studiati nella collezione inglese del rabbino e studioso Moses Gaster (1856–1939). Essi sono caratterizzati da una decorazione che prevede archi chiusi da colonne tortili poggiate su piedistalli decorati da rose. Sopra la balconata che corre lungo gli archi troviamo decorazioni floreali e uccelli (galletti, pavoni, tacchini). Un’aquila bicipite sormonta il carteggio centrale. Oltre a questo, sono noti altri otto rotoli Gaster II, custoditi da musei, biblioteche e collezioni private nel mondo.
Questo rotolo, nello specifico, è in realtà la copia settecentesca di un esemplare più antico. Non è stata realizzata a stampa, ma più probabilmente è stata copiata a mano libera. L’artista ha realizzato a penna le illustrazioni degli episodi biblici, realizzando spesso in maniera semplificata il ricco appartato decorativo tradizionale dei rotoli Gaster II. Questo esemplare è detto ha-melek, ovvero del Re, poiché tutte le porzioni di testo iniziano con questa parola. Laddove il testo indicherebbe il re Assuero, ovvero uno dei protagonisti della storia narrata, attraverso questo espediente si vuole in realtà alludere alla divinità che non si nomina mai nel testo, ma che opera segretamente per la salvezza del Suo popolo. La realizzazione di un rotolo con queste caratteristiche scrittorie è più complessa poiché implica non solo che il copista copi il testo da un modello, ma che sappia adeguare le proporzioni della propria scrittura allo spazio disponibile, in modo da far iniziare ogni la colonna nella maniera voluta. Nonostante ciò, questo rotolo non è stato copiato da uno scriba professionista, o almeno non nella sua interezza. L’analisi della scrittura mostra come esso sia l’opera di due mani che si sono avvicendate nella scrittura, una, la prima, indubbiamente più professionale dell’altra.
Non sono note al momento le circostanze che hanno portato il rotolo nelle collezioni dell’Istituto Campana. Gli studiosi stanno vagliando alcune ipotesi che coinvolgono la figura del prelato veneziano Agostino Maria Molin (1775-1840), nato ebreo e battezzato nell’infanzia, giunto a Osimo nel 1827, dove ricoprì l’incarico di docente di teologia, dogmatica, sacra scrittura e architettura presso il Seminario e Collegio Campana. Molin, raffinato bibliofilo e poliedrico erudito, fu tra i maggiori benefattori del Seminario e Collegio Campana, al quale lasciò tutta la sua collezione libraria (circa 10mila volumi) e un cospicuo corpus di disegni architettonici.
L’intervento conservativo sul rotolo dell’Istituto Campana, effettuato nel 2019 da Gabriele Dondi, con la direzione scientifica della Soprintendenza Archivistica e bibliografica delle Marche, ha previsto la spolveratura, la pulitura e la velatura con carta giapponese.

(L’incontro vedrà i saluti in apertura di Gilberta Giacchetti, presidente dell’Istituto Campana per l’Istruzione Permanente; Dino Latini, presidente del Consiglio regionale delle Marche; Manuela Russi, presidente della Comunità ebraica di Ancona. Interverranno poi Vittorio Robiati Bendaud, coordinatore del Tribunale Rabbinico del Centro Nord Italia; Roberta Tonnarelli, conservatrice della sinagoga e del Museo ebraico Fausto Levi di Soragna; Monica Bocchetta, docente dell’Università di Macerata)

(14 ottobre 2021)